“VISTI DA VICINO”: L’ARENICOLA di FRANCESCO DELLI PAOLI

L’arenicola è un anellide marino caratterizzato da un colore rosso-violaceo, una lunghezza che talvolta supera i 35 cm e un diametro del corpo estremamente sottile (circa 10 mm). Il suoi habitat naturali sono le acque basse a fondale sabbioso e le zone sottostanti le scogliere, dove reperisce facilmente i microrganismi di cui si nutre.

Il suo naturale impiego come esca lo riscontriamo nelle tecniche che si praticano dalla spiaggia, e che prevedono l’utilizzo di zavorre per pescare “appoggiati” sul fondo; in particolare, l’arenicola trova largo utilizzo nel surfcasting.

E’ un verme molto gradito a tutti i pesci di fondo, in particolare ai grufolatori, i quali se ne cibano abitualmente, primo fra tutti la mormora. Tuttavia, non è raro che alcuni pesci come le spigole, che abitualmente non trovano il loro nutrimento sul fondale, cedano al forte odore dell’arenicola sanguinolenta.
Essendo molto gradita, purtroppo, alla minutaglia e ai granchi, spesso troveremo i nostri ami completamente ripuliti o,addirittura, i terminali tagliati di netto.

Quando la presenza di granchi è massiccia non ci resta altro che aumentare il diametro dei nostri finali o sollevare il verme di qualche centimetro dal fondo, utilizzando piccoli pezzi di schiuma pop-up.

Per innescare la nostra arenicola senza danneggiarla (quindi senza far fuoriuscire del sangue prima di posizionarla in acqua) occorreranno un ago da innesco piuttosto leggero e flessibile (e con una lunghezza adeguata agli esemplari da infilzare) e un amo, altrettanto leggero, a sezione sottile. Anche il terminale, sul quale calzeremo la nostra esca, non dovrà essere eccessivamente spesso (di un diametro che non superi lo 0.25).

Due sono gli inneschi più utilizzati:

• L’innesco a “calzetta” (quello più classico) che si effettua facendo risalire l’arenicola per intero lungo tutto il terminale, lasciando un paio di centimetri penzolanti, che avranno il compito di dare un minimo di mobilità all’esca; un innesco di questo tipo si presta ad essere utilizzato su calamenti che vanno lanciati ad una medio-lunga distanza, data la sua elevata resistenza, essendo calzato per intero sul nostro bracciolo; è necessario l’utilizzo di un ago da innesco;

• L’innesco a “ciliegia”, invece, si effettua “cucendo” l’anellide sul nostro amo (oltrepassandolo, quindi, più volte con l’uncino) senza farla risalire sul finale; presenta una più elevata mobilità, ma data la conseguente delicatezza, si presta ad essere utilizzato per una pesca veloce nel sottoriva, dove i lanci risultano più morbidi e “accompagnati”.

Per entrambi gli inneschi è fondamentale partire sempre dalla testa (essendo più grossa, risulta più facile da bucare). E’ un’esca che può essere utilizzata tutto l’anno (proprio perché è destinata alla maggior parte delle specie che si insidiano dalla spiaggia); viene distribuita dai negozianti in confezioni di polistirolo contenenti acqua e sabbia, che hanno lo scopo di riprodurre il suo habitat naturale per meglio conservarla; va conservata prestando particolare attenzione agli sbalzi termici, che talvolta si rivelano fatali.

In presenza di pesce, garantisce un’elevata percentuale di catture, rispetto ad alcune esche più “convenzionali”, proprio in funzione del suo potere olfattivo estremamente attirante.

 

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