Salviamo le secche di Vada – una pagina facebook a tutela del nostro mare
“Ora basta, dobbiamo fare qualcosa”… nata dall’idea di 3 pescatori sportivi, Marco Vicidomini, Christian D’Oria e Massimo Battini, “Salviamo le secche di Vada” è una pagina facebook che raccoglie già a poche settimane dalla nascita un cospicuo numero di followers e sostenitori.
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L’obiettivo è semplice e concreto: sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni per combattere la pesca illegale che distrugge la poseidonia e i bellissimi fondali delle Secche attorno al Faro di Vada.
Le secche di Vada si trovano a circa 4 miglia dalla costa, a sud di Livorno, e si estendono nel raggio di qualche chilometro intorno ad un faro, appunto chiamato “faro di Vada”.
Il fondale, prevalentemente scoglioso, ricco di vegetazione subacquea, alga e poseidonia, varia dai 3-4 metri fino ai 50 m di profondità e costituisce un habitat ideale per moltissime specie di pesci, che lo utilizzano durante gran parte dell’anno per riprodursi.
Le secche di Vada (LI) sono un esempio di zona pescosa negli ultimi anni troppo a lungo sfruttata dai professionisti, che sono arrivati al punto di metterne in pericolo i fondali stessi.
Questa pagina è stata creata infatti per accomunare tutte quelle persone amanti della natura e soprattutto del mare: in primis sub, pescatori sportivi subacquei e dalla barca.. ma non solo.
Sono infatti i veri pescatori (sportivi) che, per preservare il mare e poter continuare anche in futuro a praticare il loro stupendo sport, denunciano le catastrofiche attività portate avanti negli anni dai professionisti con tutti quei sistemi volti allo sfruttamento intensivo del nostro mare…un mare, ahimè, già da troppo tempo depauperato senza alcun ritegno o limite e oggi in pericolo.
Il nostro obiettivo è semplice, e si ispira al progetto che Paolo Fanciulli, meglio conosciuto anche come Paolo “il pescatore”, ha portato avanti per anni e finalmente è riuscito a realizzare nelle sue zone, davanti a Talamone: istallare delle strutture sottomarine (blocchi di pietra) che impediscano la distruzione del fondale ad opera degli strascichi.
Ma non avrebbero solo questo, seppur già enorme, risultato: come testimoniato dai fondali di Talamone, questi blocchi di pietra costituirebbero un nuovo habitat per molte specie di pesci che potrebbero nuovamente tornare a abitare numerosi i nostri fondali e riprodursi indisturbati.
I vecchi e tradizionali metodi di pesca, oggi purtroppo in declino, infatti non impattavano sull’ambiente come quelli odierni: strascichi o ciancioli sono particolari sistemi di pesca che, grazie anche alla tecnologia che i pescherecci hanno a bordo (sonar e potenti ecoscandagli), individuano i branchi di pesci in riproduzione (che si appallano), riescono a circondarli sul fondo e a catturarli.
Oltre tuttavia alla quantità esorbitante del pescato (roba che ai vecchi pescatori locali fa rizzare i capelli in testa), questi sistemi di pesca intensiva sono dannosi perché distruggono i fondali e la poseidonia, sterminando centinaia di migliaia di uova dei pesci. E’ una pesca non sostenibile a lungo termine e dannosa sia per noi pescasportivi che per gli stessi professionisti. “il mare non è di nessuno, è di tutti” e per questo va preservato, per le generazioni a venire.
Noi non vogliamo creare nessun parco, nessuna zona di divieto di pesca o oasi protetta, vogliamo mantenere i nostri fondali e la nostra stupenda flora e fauna, in un’ottica di pesca sostenibile e rispetto per l’ambiente. E l’unico sistema attuabile e efficace è proprio il progetto di Paolo Fanciulli, “la casa dei pesci”, statue e blocchi di pietra sottomarini posizionati secondo un criterio prestabilito in determinate zone, per impedire la pesca illegale creando contemporaneamente rifugio e nuovo habitat per i pesci…chiediamo il vostro aiuto, seguiteci e sosteneteci su facebook.