Cavedani in corrente ad Umbertide

Il fiume è ancora un po’ alto a causa delle piogge dei giorni scorsi, ma il suo colore verde-opaco e la corrente un po’ più sostenuta del solito contribuiscono a creare quelle condizioni tanto invitanti per chi ama misurarsi con la preda più astuta dei nostri fiumi.

Non c’è che dire, oggi gli ingredienti ci sono tutti e tutti dosati in maniera perfetta per godermi uno di quei giorni in cui ho voglia di pescare solo per il gusto di dare sfogo al mio istinto e per questo ho scelto uno dei fiumi più intriganti ed esclusivi dove andare a caccia di pesci che sanno leggere, scrivere e far di conto.

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Questo fiume è Tevere di Umbertide, un vero paradiso per la pesca al cavedano, dove ognuno può esprimersi al meglio con la sua tecnica preferita anche se con l’acqua ancora alta per la scaduta residua della piena, il metodo che può dare maggiori soddisfazioni è senz’altro il feeder fishing, ma con la “pancia” di filo: un intelligente accorgimento che consente di stare bene in pesca anche se c’è abbastanza corrente come in questo caso, quando servirebbero almeno 60 gr. di zavorra per agire in linea diretta, mentre con 40 gr. si può ottenere il meglio e con la massima sensibilità lasciando un arco di filo, quel tanto che serve a dissipare la spinta dell’acqua, fino a mantenere un assetto limite.

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Ovviamente non ho scelto delle circostanze così particolari a caso, ma con il preciso intento (e la smania) di provare di fino le nuovissime Next Adventure S3 Colmic, nelle versioni 12 ft. da 45 e 60 gr., appena uscite sul mercato e che ritengo perfette per certe occasioni, dove servono strumenti scattanti come vipere, ma allo stesso tempo abbastanza plastici per gestire al meglio dei pesci i quali, nonostante la corrente sostenuta, richiedono ami e fili sottodimensionati.

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In parole povere, il non plus ultra per le condizioni di pesca odierne sarebbe una canna con azione medium, ma molto nervosa, capace però di lavorare il pesce con la gentilezza di una light…..e io questa canna ce l’ho.

Dopo un’attenta valutazione, ho deciso di aprire le danze con una Next Adventure S3 da 45 gr., poiché intendo sfruttare tutta l’efficacia dei suoi 12 ft., ripartiti in tre sezioni, giusto ciò che serve in un contesto particolare come quello di Umbertide.

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Forse la 60 gr. potrebbe essere ancor più adatta, visto che l’acqua tira abbastanza, ma sono sicuro che con la 45 gr. ho qualche chance in più nella gestione di un finale da 0,115 mm. e un amo del n° 20, ma più che altro, ho voglia di divertirmi e se casomai vedo che non va bene, la S3 da 60 gr. ce l’ho qui, già pronta all’uso.

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Il fiume scorre da destra verso sinistra e quindi sistemerò il feeder arm in modo tale che la canna, una volta in posizione di quiete, si trovi stesa davanti a me, appena rivolta verso ore 13.

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La massa d’acqua e la corrente non sono tali da imporre un’azione estrema e con un pasturatore da 40 gr. dovrei stare bene in pesca anche a canna bassa; sarà sufficiente ottimizzare l’equilibrio fra il peso del feeder e la quantità di filo da cedere all’acqua in ossequio alla regola del “più teso – più peso; meno teso – meno peso”.

Sono sicuro che qualcuno sta già storcendo il naso per questa posizione anomala rispetto ai dettami della tecnica e a onor del vero ci sono diversi pescatori oggi lungo il Tevere e tutti pescano più o meno a canna alta, io invece preferisco tenerla in orizzontale davanti a me perché, sebbene la pancia di filo in corrente sia l’impianto di pesca auto-allamante per eccellenza, resta il fatto che la ferrata deve comunque avvenire per consolidare la presa dell’amo e questa manovra è già di per se abbastanza difficoltosa a causa della lenza in bando, figuriamoci se poi non abbiamo spazio sufficiente per “sbracciare” fino a tendere il filo; uno spazio questo, puramente goniometrico ridotto a meno di 60°, quando l’attrezzo è in posizione verticale, contro i quasi 180° di arco sviluppabile, con la canna posta in orizzontale davanti a noi e la possibilità di ruotarla lateralmente, fino a dietro le nostre spalle.

A questo punto, dopo aver saggiato bene il terreno di gioco con il “plunbing” di rito, decido che sarà la Next Adventure S3 da 45 gr. e 12 ft, a dare il calcio d’inizio per la partita di oggi, per il momento la S3 60 gr. resta in panchina, poi vedremo.

Riguardo l’approccio di pesca ci sono diverse correnti di pensiero, con i “duri e puri” che scommettono tutto su un’impostazione maschia, con finali da 0,14/0,16 mm. e ami non inferiori al n° 16, mentre i più sofisticati restano fedeli ai loro finali capillari, nell’ordine dello 0,9/0,10 mm. e ami leggerissimi del n° 22.

Io invece, per non fare torto a nessuno, rimango sulle mie e mi affido alle garanzie di uno Stream Colmic da 0,115 mm. e a un amo N600 del n° 18, un vecchio cavallo di battaglia che non mi ha mai tradito e non credo che oggi, con il Tevere più muscoloso del solito, siano utili troppe finezze.

Sotto il profilo di esche e brumeggi invece, stando alle ultime voci, peraltro molto attendibili, pare ci siano delle novità che vedono salire notevolmente le quotazioni di sfarinati e mais (meglio se frantumato), in aggiunta ai sempre attuali bigattini, canapa e caster.

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A tale proposito devo dire che sono tendenzialmente scettico riguardo l’uso di mais e sfarinati, in un contesto come quello di Umbertide, dove da sempre volano in acqua quintali di larve e semi di canapa, ma dopo gli accadimenti delle Selezioni del Campionato Italiano Feeder, mi sono dovuto ricredere e quindi “casualmente” ho con me una confezione di Feeder Mix Halibut-Hemp Colmic, da ottimizzare con l’aggiunta di un 30% di Mito Mix Feeder Colmic e con un’intera confezione di SBP Umido Mais- Canapa: una soluzione stratosferica, per veicolare delle gustose “briciole cotte” di questi semi così tanto stimolanti e appetitosi.

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Dopo una decina di lanci propedeutici, fatti con un generoso cage feeder da 40 gr., alternando una carica di soli bigattini incollati a una con pastura, canapa e caster, mi avvio per la pesca vera e propria con una buona dose di bigattini incollati, ma non stretti dentro il feeder, proprio nell’intento di farne staccare qualcuno (non troppi) mentre il pasturatore scende verso il fondo, così che l’acqua porti con se a valle il “messaggio”, invitando il pesce a risalire la debole scia alimentare fino alla fonte.

Meno di cinque minuti sono sufficienti per vedere il vettino da 2 oz. della mia Next Adventure S3 45 gr. accennare un leggero movimento in avanti, per poi scattare all’indietro come una molla. La mano è già sull’impugnatura della canna e il braccio teso, insieme al busto, compiono una rotazione veloce, ma misurata (il nylon è sottile), fino a sentire il peso del pesce dall’altro capo del filo.

È un bel cavedano, certamente oltre il chilo, uno di quelli che vuole manifestare tutta la sua indignazione, facendomi temere per la tenuta del finale da 0,115 mm., ma la S3 45 gr. dimostra subito di che pasta è fatta, lasciando lavorare con maestria tutti i suoi 12 ft., in una progressione infinita che si estende fino al calcio.

La sensazione è quella di avere in mano uno strumento perfetto, pronto a reagire a ogni stimolo con la padronanza necessaria per giostrare da protagonisti un pesce importante, anche con finali esili e ami piccoli.

Il pesce lotta furiosamente per guadagnare la sponda opposta, dove ci sono delle insidiosissime piante sommerse.

Lo spazio è ridotto, i 25 mt. del Tevere di Umbertide sono pochi per tenere una preda di livello lontano dalle ramaglie; non so se riuscirò a reggerlo, certamente però non posso dargli filo; devo contare solo sulla complicità della canna e del finale, cercando magari di tranquillizzarlo un po’, abbassando il vettino fin sotto il pelo dell’acqua, per tenerlo sul fondo, senza tirarlo verso la superficie………

Vado a pesca fin da quando ero bambino, ma ogni bel pesce è ancora come fosse il primo e come allora, ogni volta sento in cuore in gola per tutta la durata del combattimento e il respiro che si ferma quando il filo riparte.

Mi godo tutta la libidine di questi attimi, senza sprecarne nemmeno un alito, gustando ogni singola sfaccettatura di un recupero tanto avvincente, quanto complesso fino a quando la mia bella preda entra nel guadino.

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La giornata prosegue con tante altre catture di pregio, tutti cavedani, molti delle quali però, invece della caratteristica “boccata” di bigattini polverizzati, li ho trovati pieni di pastura e particelle di mais…..se non lo avessi verificato di persona, avrei stentato molto a crederci.

Ormai sono alcune ore che pesco con la S3 45 gr. da 12 ft. e anche se non me ne sono stancato per niente, è giunta l’ora di mandarla nello spogliatoio, per far entrare in campo la sua sorella più muscolosa: la Next Adventure S3 60 gr., anch’essa da 12 ft.. Pensavo che un po’ più di nerbo potesse incidere negativamente sui finali capillari, ma invece non è stato così; la musica non è cambiata per niente, anzi, direi proprio che i cavedani umbri sono apparsi immediatamente ancor più ragionevoli, dando seguito a un’avventura che continua, magari in una prossima puntata.
Un saluto agli amici di Match Fishing da

Marcello Corbelli

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