DECRETO SUL CORONA VIRUS: IL PARERE DELL’AVV. MICHELE LOZUPONE

L’emissione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri entrato in vigore lo scorso 10 marzo e successive modifiche ha posto una serie di interrogativi nell’ambito della pesca sportiva e in noi pescatori, assillati dal dubbio se poter andare a pesca o meno. La lapidarietà del decreto ci ha spinti a chiedere lumi ad un nostro collaboratore, avvocato cassazionista che da 20 anni esercita la professione forense a San Severo, in provincia di Foggia. Il suo nome è noto ai lettori di Match Fishing per i suoi articoli sull’agonismo del Sud Italia, ci riferiamo, ovviamente a Michele Lozupone.

Buonasera avvocato, ci spiega cosa è cambiato nell’ambito della pesca sportiva a seguito di questo decreto?
Ciao Luca, tanto per cominciare togli il titolo e parliamo tra pescatori ed amici dandoci del tu. Allora, effettivamente devo darti ragione quando dici che il DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) emanato lo scorso 9 marzo con decorrenza 10 marzo, è decisamente laconico, per cui dà adito a diverse interpretazioni e, soprattutto, a dubbi di ogni sorta. Preliminarmente bisogna precisare che il decreto del 10 marzo costituisce solo un’integrazione di quello dell’8 marzo, modificandone solo l’art. d). Detto questo, prendiamo in considerazione la parte finale dell’art. 1 che recita testualmente “lo sport e le attività motorie svolti all’aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro”. Da questa frase sembrerebbe potersi evincere che si possa andare tranquillamente a pesca, se non fosse che l’articolo 1, lett. a) stabilisce: “allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 sono adottate le seguenti misure: evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all’interno dei medesimi territori , salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute”. Ebbene, dalla esegesi della norma, si evince la possibilità di spostarsi solo per esigenze lavorative (comprovate) o situazioni di necessità, oltre che ai motivi di salute. Quindi, ritengo che NON ci sia la possibilità di spostarsi per andare a pesca perché, appunto, non attività lavorativa o situazione di necessità. So perfettamente che andare a pesca, per noi pescatori, costituisce un’esigenza primaria, ma non così importante da consentire la violazione del DPCM.

Quindi Michele se dico all’agente che io “ho la necessità di andare a pesca” non sono credibile (rido ndr)?
Assolutamente no Luca, come detto prima ci ho scherzato anche io ma attenzione che con la legge non si scherza.

Ma se ho il fiume davanti casa?
Secondo me la risposta è sempre la stessa ovvero NO. Poi so che tu hai la tua pozza con i carassietti all’interno del tuo terreno, in quel caso puoi pescare, ma lasciali un po’ in pace quei poveri pesci rossi e magari lega qualche amo e prepara qualche lenza che prima o poi torneremo a pescare.

Grazie Michele, ma per i trasgressori che conseguenze ci sono?
Allora, la trasgressione sarà punita, salvo che il caso costituisca più grave reato, ai sensi dell’art. 650 cod. penale. Bisogna chiarire, quindi, che la trasgressione del DPCM non costituisce sanzione amministrativa (cioè il pagamento di una semplice somma di denaro), ma integra una fattispecie delittuosa, per cui i trasgressori saranno sottoposti a procedimento penale per un reato che prevede l’arresto fino a 3 mesi o l’ammenda fino ad €.216,00. Aggiungo che trattasi di reato oblabile, cioè è prevista la possibilità, ex art. 162 bis c.p., di pagare una somma, pari ad €.103,00, oltre spese e competenze legali, per ottenere l’estinzione del reato. Insomma, mi chiedo se valga la pena affrontare un procedimento penale, ed i relativi costi, per un’uscita a pesca.

Mica poco…
E non è finita, da avvocato ti consiglio semmai dovessi uscire di casa (ma non farlo assolutamente per un discorso etico oltre che legale ) e dovessero fermarti le forze dell’ordine devi assolutamente dire la verità per non incorrere nell’ulteriore reato di dichiarazioni mendaci ad un pubblico ufficiale.

Ho capito, grazie mille della consulenza da avvocato e dei consigli da amico… non mi resta che sistemare le attrezzature sognando le future uscite di pesca.
Esatto, come sai sono anche io in pescatore nelle tue stesse condizioni. Speriamo di incontrarci presto lungo le rive di un fiume quando questa brutta situazione sarà ormai alle spalle.

 

7 pensieri riguardo “DECRETO SUL CORONA VIRUS: IL PARERE DELL’AVV. MICHELE LOZUPONE

  • 12 Marzo 2020 in 20:39
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    Buona sera avvocato quindi il punto che recita “Si può fare attività sportiva all’aperto mantenendo le distanze stabilite ” è una bufala, essendoci il punto uno perché hanno scritto l’altro?

    Risposta
    • 12 Marzo 2020 in 23:00
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      Buona sera,
      Da brave persone ci attendiamo al decreto, ma siamo a mio avviso infastiditi per la presa per i fondelli;
      Si può all’aria aperta praticare qualsiasi sport ma non posso uscire di casa, anche se il fiume mi accarezza la casa…Non è eccessivo?

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      • 13 Marzo 2020 in 22:14
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        Non è chiaro quali sport possano praticarsi all’aperto. Di sicuro quelli motori e ginnici, tipo corsa o stretching. Ad esempio non si sa se uscire in bicicletta sia possibile, probabilmente sì, ma solo se da soli. La pesca, obiettivamente, non è uno sport fisico, ma un’attività ricreativa. Dal canto mio, avrei vietato qualsiasi attività sportiva, tanto per 15 giorni non succede niente, ed avremmo dissipato qualsiasi dubbio. Tuttavia, come ho precisato al precedente lettore, occorre evitare che appassionati di altri sport o attività ricreative, possano emularci andando in giro per boschi e prati perchè, in questo caso, ci ritroveremmo tutti fuori da casa ed in giro per le campagne, ed è esattamente quello che ha inteso vietare il Governo.

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    • 13 Marzo 2020 in 22:05
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      Buonasera, i decreti sono 2. Il secondo sancisce l’estensione per tutta la Nazione dei limiti imposti dal primo decreto. In effetti, come già detto nell’articolo, sarebbe stato più opportuno stilare un testo più cospicuo e con qualche direttiva in più. Evidentemente la fretta imposta dal grave momento di crisi che stiamo vivendo non ha consentito un testo maggiormente dettagliato. Sic stantibus rebus, non possiamo far altro che attenerci al testo e prenderne atto. Ritengo, comunque, che la ratio della norma sia quella di limitare, quanto più possibile, il diffondersi del virus e, quindi, degli spostamenti, tenendo presente che le uscite a pesca potrebbero scatenare una reazione a catena con le richieste, a questo punto legittime, dei cercatori di funghi, di asparagi (ed il periodo è proprio quello giusto!), o dei tennisti, i quali direbbero che sono di certo ad oltre 1 metro di distanza dall’avversario, ecc. In definitiva cadremmo nel dover recitare il solito proverbio italiano: fatta la legge, trovato l’inganno!

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    • 25 Dicembre 2020 in 09:54
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      ANCHE IL GOVERNO CON LE COSIDETTE FAQ CERCA DI SPIEGARE LA LEGGE CHE HA EMANATO.e’ LEGGE UNA SEVERA LEGGE E NON NQUESTI DECRETI TRA SINDACI-GOVBERNATORI E STATO

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  • 16 Marzo 2020 in 15:31
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    Buona sera avvocato non sono d’accordo sulla sua interpretazione che la pesca sia solo un’attività ricreativa, siamo tesserati in una associazione F.I.P.S.A.S. la quale è riconosciuta dal coni come gli altri sport si fanno competizioni a livello locale, zonale, nazionale,europeo e mondiale non siamo presenti alle olimpiadi ma….quanto tempo mancherà per questo?….
    Gli atleti si preparano si allenano studiano strategie ………AVVOCATO è sport

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  • 16 Marzo 2020 in 16:03
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    La pesca non è uno sport pur essendo affiliato al CONI. Di fatto non è tra quelle discipline che partecipano alle Olimpiadi. Ha una sua connotazione che la relega tra gli hobby da praticare nel tempo libero. Sul piano giuridico la pesca sportiva è passatempo mentre se fosse sport avrebbe un inquadramento giuridico dove gli atleti avrebbero anche una posizione fiscale e previdenziale come hanno tutti i professionisti dello sport.
    Il fatto che i pescatori siano organizzati tramite la FIPSAS, l’ARCI o altre associazioni non significa nulla. La FIPSAS ha creato un circuito chiuso dove le gare sono riservate ai soli tesserati come dire alle gare di briscola al circolo reduci e combattenti possono partecipare solo i soci di quel circolo. Almeno questo è il mio pensiero. Alessandro Scarponi

    Risposta

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