I CEFALI DEL CANALBIANCO IN RISALITA

I canali collegati al mare soggetti a continue maree nascondo tante e tali insidie che se non conosciute si rischia di fare brutta figura presentando sacchetti vuoti alla pesata finale.

La gara di questo ultimo weekend sul Canalbianco, pur nella sua pochezza di pesce, è stata una gara, certo difficile, ma che ha messo i pescatori nella condizione di arrangiarsi e una volta preso atto che di breme se ne vedevano davvero poche, si sono inventati una pescata di ripiego, quella del cefalo.

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Un canale a due facce: Il sabato i concorrenti del club azzurro feeder si sono trovati di fronte ad un canale con acqua molto lenta ma che viaggiava verso il mare.

Il canale in questo periodo non subisce grandi stravolgimenti con le maree e quindi si trova nella situazione di avere incamerato una notevole quantità di acqua salata che staziona dal fondo fino ad una certa altitudine.

Come sappiamo l’acqua salata è sempre più pesante di queslla dolce e così il pesce per sfuggire alla salinità si rifugia nelle parti alte del canale ovvero nel sottoriva a ridosso della sassaia dove l’acqua è meno salmastra.

Ecco perché i pescatori che conoscevano queste caratteristiche, sono partiti a pescare cortissimi addirittura sotto la punta della canna.

Possiamo affermare che ora anche il feeder ha la sua “rattopesca” e il canalbianco ne è stato il suo inventore.

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Ma poi succede che la notte cambia la direzione della corrente e l’acqua dal mare inizia a risalire portando con se ulteriore acqua salata fino alla superficie.

Questa situazione di alta salinità dell’acqua ha costretto le breme a migrare altrove per sfuggire all’acqua salata.

Chi non conosceva queste caratteristiche, la domenica ha cercato le breme come al sabato nel sottoriva ma dopo due ore in diversi erano ancora in cappotto.

E allora che fare?

Con la risalita dell’acqua di mare anche i cefali si sono fatti notare con attività di superficie e così per cercare di fare gara ci si è inventati la pesca del cefalo.

cefalo 2

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Per insidiare questi pesci di mare, molto combattivi, si deve avere la consapevolezza che all’amo possono mangiare esemplari di pochi etti ed d altri di qualche chilo.

Quindi sempre meglio partire armati bene con fili terminali almeno del 16 e amo del 12 sul quale innescare sette/otto fili di ver de vase.

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Ma non è sufficiente l’innesco, quello che farà la differenza è la quantità di fouille che metterete all’interno del pasturatore, preferibilmente un cage per facilitare nella discesa il rilascio del prodotto attrattivo con pastura rossa al formaggio e molto fouille non incollato ma vivo e sfuso.

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I cefali sono ghiotti di queste larvette rosse, si catapulteranno sul pasturatore ingolositi da tutto quel rossore e così troveranno vicino anche l’amo con il ver de vase e per lui inghiottirlo sarà un obbligo.

Il consiglio che posso darvi è quello di tenere la canna in mano perché le mangiate sono così violente da sradicare la canna dal feeder arm facendovi strappare la lenza nell’impatto diretto.

Allora è consigliato tenere la canna in mano per avere una linea diretta tra filo terminale e cima della canna, una specie di pesca al tocco.

Meglio inserire un cimino morbidissimo da 0,50 once e tenere sempre la frizione leggermente aperta per alleggerire la ferrata.

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E adesso se volete divertirvi, provate e poi mi saprete dire perché il cefalo vi farà divertire da matti.

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