STREPITOSO MINCIO

Si va a pesca per svariati motivi, sono diverse le scintille che possono provocare un incendio di emozioni.

Chi adora l’alba con il risveglio della natura, chi il tramonto con i colori e la quiete che si adagia, chi per il colore e lo scorrere dell’acqua, chi per il vento che si intrufola tra le canne o le foglie degli alberi creando un suono rilassante.

Tutti però vanno a pescare soprattutto per quella magia che esplode quando una antenna di un galleggiante si inabissa o il cimino di una canna si piega sotto l’abboccata di un pesce.

Parto con questa premessa per dirvi che tutte queste straordinarie emozioni si possono provare in un posto unico che si chiama il Mincio a Peschiera.

Chi ha la fortuna di frequentarlo, il Mincio, ne esce ogni volta con un benessere interiore, ne sa qualcosa Sebastiano Brunelli, un campione nel carp fishing ma con grandi capacità di districarsi anche nella specialità feeder fishing.

In questo posto magico ci era stato una decina di giorni fa e in quella occasione aveva provato grandi soddisfazioni con delle bellissime catture ma aveva subito anche qualche affronto con pesci che l’avevano lascviato di stucco a causa di diverse rotture di lenza.

Come sempre succede in questi casi ‘L’assassino torna sempre sul luogo del delitto‘ e così il Seba ha voluto riprovare lo stesso spot ma con qualche accorgimento.

I pesci erano ancora tutti li ad aspettarlo, carpe, cavedani, scardole, tutti di taglia extra large, e vista l’esperienza della volta precedente ha adottato alcune modifiche per affrontare questi pesci e soprattutto un fondale ricco di detriti e cozze che se non gestiti bene disintegrano facilmente il filo dei terminali.

Arriva sul luogo di pesca di prima mattina, la giornata non sembra promettere nulla di buono, il vento è possente e fa capire che potrebbe pure piovere.

Nulla può fermare il nostro pescatore che ha tutte le intenzioni di affrontare anche qualche sacrificio climatico pur di vedere la cima delal canna piegarsi.

Scelto lo spot si sono adottate le giuste attrezzature e per l’occasione il Seba ha montato le nuove canne Thor Master della Maver strumenti adeguati per vincere le battaglie più tenaci.

D’altra parte per vincere la sfida del “tiro alla fune” con certi pesci , carpe da tre a sette chili e cavedani da uno a tre chili, serve una canna dai muscoli possenti ma nello stesso tempo con una azione più armonica nella vetta per rendere più dolce la prima fase della cattura.

Anche l’approccio della volta precedente è stato confermato, bigattini incollati, pastura al formaggio e caster.

 

Dopo cinque ore di pesca, ma sarebbe meglio dire di palestra, il nostro guerriero pescatore ha potuto chiudere con un magnifico bottino fatto da 7 carpe, e 8 cavedani senza contare le varie scardole.

Uno strepitoso MIncio ha saputo regalare ancora una pescata esagerata ma non sarà sempre così, il periodo è sicuramente uno dei migliori dell’anno ma in questo posto a volte ci si può accontentare anche di un solo peswce perchè la cattura più bella rimane senza dubbio il fiume e il contesto ambiuentale che lo carraterizza.

Per la parte tecnica vi possiamo dire che Sebastiano ha utlizzato terminali filo Smart SLR Fluorcarbon dello dallo 0,15 allo 0,17, ami Katana Km 5, km10 del 14 o del 16.

Innesco due bigattini e un caster mentre nella gabbietta bigatti in colla e pastura Peschiera addizionata da un po’ di canapa fine.

Linea dei 20 e 22 metri con l’acqua che tirava da 50 60 grammi da pescare giusti in filo di scarroccio.

Più di questo non vi possiamo dire, adesso tocca a voi.

Arrivederci al prossimo servizio che faremo sicuramente sulla pesca delle tinche del lago di Garda.

A presto.

 

 

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