MILO 2014: i 50 anni di un “gioiello piccolino”

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Il 2014 é un anno particolare, molto particolare, per Milo Colombo e la sua Azienda.

In questo 2014 si celebra il 50° anno di vita di questa realtà che ha scritto tante pagine della storia della Pesca Sportiva italiana.

Per i lettori di Match Fishing vogliamo riproporre un pezzo uscito per i tipi di Pesca In, celebrativo di questo importante traguardo del campione milanese e della sua Azienda. Buona lettura!

 

Foto Gruppo 50 Anniversario ridottaFOTO DI GRUPPO DEL 50° MILO

50 anni, mezzo secolo…

Un traguardo nella vita, un traguardo per una azienda!

In questo 2014 l’attività commerciale di Emilio Colombo, in arte “Milo”, compie 50 anni. Una tappa importantissima per l’azienda che, per prima, ha coniugato i suoi destini con quelli della moderna pesca sportiva ed in particolare con l’agonismo, diventandone quasi subito uno dei principali testimonial nel mondo.

Con questa intervista ad Emilio e Roberta Colombo ho cercato di dare un piccolo tributo ad un nome che ha fatto grande l’Italia alieutica.

 

gli albori - sotto Rosa e Tino Colombo ridottaALCUNE IMMAGINI DELLE ORIGINI:

MILO CON MAMMA ROSA; ROSA E TINO COLOMBO; LA PRIMA SOCIETA’ IN CUI HA MILITATO IL GRANDE MILANESE

Nata dal negozio “Tino Sport”, l’azienda milanese già negli anni ’70 assume una dimensione di maggior levatura con la denominazione Milo s.a.s. sino a divenire, oggi, una holding composta da Milo s.r.l. ed EuroMilo s.r.l.

Nonostante sia andato sempre più evolvendosi nei decenni, il marchio Milo ha mantenuto una dimensione familiare, con un nucleo operativo che conta, oltre che sui fratelli Colombo, anche sui rispettivi coniugi, Martine e Stefano, ed altri 20 dipendenti fissi, addetti alle varie mansioni; la rete di vendita è composta da 12 rappresentanti italiani che coprono il territorio nazionale, ed uno francese, dedicato a questo mercato strategico per il brand milanese. Una rete di 23 distributori nazionali copre poi l’intero continente europeo oltre a stati extraeuropei come il Sud Africa. Molte anche le Società, italiane ed estere, che vestono il famoso “rosso Milo”, circa un centinaio, che portano l’orgoglio ed il nome di questo marchio “made in Italy” nel mondo.

 

Milo, Roberta, com’è iniziata questa bella storia che ci vede qui, a 50 anni di distanza, a celebrare un marchio storico come “MILO”?

Roberta: “L’inizio si deve assolutamente da una idea di nostra madre, Rosa Negri da Piacenza, sposata con Fortunato (Tino) Colombo, disegnatore meccanico, appassionatissimo di pesca sportiva, figlio di un altro ammalato di pesca che era nostro nonno. La mamma aprì, nel ’64, il negozio da cui è iniziato tutto, Tino Sport, qui nella parallela Viale Ungheria. Il negozio esiste ancora, anche se non in uso da qualche tempo. Gran parte di quanto realizzato dopo gravita ancora attorno a quel nucleo che fu il negozio, e la nostra stessa sede è qui, alle sue spalle, in via Bonfadini. Con questo negozio la mamma diede al papà, quando rientrava dal lavoro, l’opportunità di vivere la sua passione e creare quel nucleo di amici-pescatori che avevano il negozio come punto di ritrovo e che lo sarebbe stato per tutta la loro vita. Emilio ed io abbiamo potuto vivere quel clima, bellissimo ed irripetibile, degli albori della pesca sportiva come la intendiamo oggi.”

Milo: “Allora avevo 11/12 anni e sono letteralmente cresciuto in mezzo a canne e galleggianti. Quando terminava la scuola io andavo in negozio ed ho cominciato da subito a maneggiare questi attrezzi, lavorandovi; i galleggianti sono stati il mio primo oggetto da collezione, ne ero affascinato e divoravo letteralmente i pochi cataloghi dell’epoca, soprattutto francesi, che riportavano le foto di questi oggetti pressoché sconosciuti in Italia, dove si usavano praticamente solo penne di pavone, aculei d’istrice e sugheri di foggia grossolana. Allora le canne erano in canna dolce, piuttosto corte, e le cime in tonchino prima e poi in fibra di vetro. In negozio, nel ’64, cominciavamo a legare le prime bolognesi ed io imparai fin da bambino questo lavoro.”

 

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E Roberta?

“Io ero più piccola, giocavo nel cortile dietro il negozio ma vivevo già quel clima, le persone che lo frequentavano.”

 

Da questi racconti si immagina mamma Rosa come estremamente intraprendente ed attenta alle evoluzioni dl settore…

Milo: “Assolutamente si. La mamma era molto attenta a questa realtà che cresceva e che ha saputo interpretare molto bene. Pensa che ne fu talmente coinvolta da subito, che poco dopo prese a gareggiare attivamente. Fu certamente una delle antesignane dell’agonismo femminile, ai tempi della Luciana Del Bon, nome mitico della Pasquino di Brescello di quegli anni. C’erano una decina di donne, sportivamente agguerrite, che competevano con gli uomini, alla pari. Erano i tempi in cui l’attrezzatura si radunava in una valigettina da 40×20, un cestello cilindrico di vimini appeso al collo era il porta pesci, un fascio di cannette, 1 kg. di pastura da alborelle ed un paio di stivali. I tempi eroici del nostro agonismo, quando l’Idroscalo era il campo di gara di Milano.”

 

Roberta: “Anch’io ho calcato i campi di gara, non potevo esimermi in una famiglia contagiata al 100% da questa passione. Ero al seguito tutte le domeniche, la mamma me lo imponeva quasi, visto che era l’unico giorno in cui si poteva stare assieme, tutti quanti. Ho fatto anche delle gare, tra i 12 ed i 15 anni.”

 

Torniamo all’azienda. A quei tempi, la vostra attività di famiglia era indirizzata già all’agonismo o guardava maggiormente il pescatore amatoriale?

Milo: “Sicuramente il mondo dell’agonismo è stato per noi il riferimento primario da subito, sin dai tempi del semplice negozio.”

 

A quei tempi i negozi di pesca erano i centri gravitazionali attorno ai quali girava un mondo eterogeneo accomunato dalla “grande febbre” della pesca sportiva…

“Si, erano luoghi fumosi dove si sentivano storie fantastiche. Erano uno spaccato di un epoca irripetibile che definiamo genericamente “boom economico degli anni ’60.”

 

Diveniste presto un punto di riferimento…

Milo: “Si, avevamo una risonanza che andava oltre i confini della città. Venivano pescatori da tutto il nord Italia e anche dall’estero, per cercare quelle attrezzature d’avanguardia che noi avevamo. Tutta la famiglia era impegnata in questo lavoro, a vario titolo, con mamma Rosa a dirigere il tutto.”

 

In questo ritratto della famiglia sembra avere meno risalto la figura di vostro padre…

Milo: “Papà è mancato nel ’94 ma lui in azienda non ha mai voluto entrarci direttamente. Lui mantenne sempre il suo lavoro di disegnatore tecnico fino alla pensione. Solo dopo ha gestito il negozio direttamente.”

Roberta: “Papà aveva il sacro fuoco della pesca dentro, come il nonno e come Milo e l’ha coltivato sino all’ultimo. Ogni giovedì, per tutta la vita, con i suoi amici andava a pesca e non c’era azienda o negozio che tenessero. Quello era il suo momento sacro e, cadesse il mondo, andava a pescare comunque, coltivando le sue amicizie al massimo. Ed ha fatto benissimo a fare così!”

 

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Ma che tipo era papà Tino in negozio…

Milo “Un uomo tutto d’un pezzo, con dei valori integerrimi. Una volta venne in negozio Bruno Lauzi, il cantautore, che comprò delle cose e voleva pagare con la carta di credito. Probabilmente non lo riconobbe neppure, comunque non gli diede nulla perché non pagava in contanti! Ricordo anche una trasmissione per la RAI, condotta dal mitico Bruno Pizzul, sulla pesca sportiva; vennero a fare delle riprese nel negozio. A proposito di media, una volta partecipai a Domenica In, su RAI1, grazie a Drupi, che allora era nella nostra Società. Avevamo vinto il Mondiale in Lussemburgo e ricordo Pippo Baudo e la sua presentazione di una delle nostre bolognesi. Fu una trasmissione unica per il mondo della pesca sportiva.”

 

Quando c’è stato il passaggio da attività di negozio specializzato a quella di azienda vera e propria?

Milo: “La passione mia per i galleggianti in qualche anno ci fece intuire che poteva esserci lo spazio per una attività commerciale su scala maggiore in quel segmento. Allora, praticamente, non c’era quel tipo di prodotto sul mercato nazionale, se non qualche modestissima produzione artigianale realizzata nelle cantine da appassionati, mentre la domanda era decisamente superiore all’offerta. Allora i produttori leader erano certamente i francesi, che avevano molta più esperienza nel settore. Io e la mamma andavamo spesso alle fiere di settore ed avevamo iniziato una collaborazione commerciale con due campioni francesi come Guineuff  e Tesse, dei quali importavamo tutta la produzione distribuendola in Italia. A quei tempi, inizi anni ’70, Roberta smistava i galleggianti nelle scatolette per i rivenditori ed il sottoscritto viaggiava con la valigetta dei galleggianti “made in France” e visitava i negozi d’Italia a presentare questi prodotti. A quel tempo personaggi importanti del nostro mondo come Tubertini o Collini erano negozianti del settore, come tantissimi altri, Londi a Firenze, De Franceschi a Bologna, Benedetti a Serravalle Pistoiese, ed erano miei clienti per i galleggianti. Siamo nati in questo modo, in una realtà che vedeva solo pochi marchi affermati a livello nazionale come Fassa, Fusi, Migliazza, Maver. La nostra attività, quindi, inizia in quegli anni con la commercializzazione dei galleggianti. In seguito, visto il successo e la richiesta, ci associammo con un piccolo artigiano di Alessandria ed aprimmo la “Galleggianti Milo”, iniziando a produrre direttamente noi, in Italia, per esportare all’estero, in Francia, che diventò allora il nostro primo mercato e continua ad esserlo tutt’oggi.”

 

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IL FAMOSO LISTINO DEI GALLEGGIANTI MILO, PREZZATO IN LIRE.

SIAMO AGLI ALBORI DEGLI ANNI ’80…

In questi anni siamo ancora a “Tino Sport”. Quando appare il famoso logo “Milo” in corsivo?

Milo. “Quando iniziammo a produrre direttamente in Italia, iniziammo a marchiare i nostri galleggianti con il mio soprannome, Milo. E nacque la Milo s.a.s. Erano gli anni della pesca all’alborella alla sua massima espressione, delle 1200/1500 alborelle in tre ore, gli anni di nomi famosissimi come Franchini, Bassi, Tinarelli, dei vari campioni della Paquino, della Lenza Casalecchiese, dei toscani e di tantissimi altri fenomenali pescatori.”

 

A quei tempi Milo in quale società militava?

“Militavo nella Cannisti Taliedo, la società del rione dove avevamo il negozio. In un secondo tempo ci fu una fusione con i Pescatori Milanesi da cui nacque una società importante: la Longobardi.”

 

Siamo negli anni ’70, Roberta, giovanissima entra sempre più attivamente nel lavoro dell’azienda; la fama del nome “Milo” aumenta in maniera esponenziale…

Roberta: ”Con la creazione della Milo s.a.s, della Galleggianti Milo e le imprese sportive di Emilio, anche il lavoro andava aumentando di volume, tanto che iniziammo ad esportare non solo in Francia ma in tutta Europa, fornendo dei nostri galleggianti marchi come Fassa, Balzer, Cormoran, Water Queen, Arca. Fummo i primi ad avere avuto l’intuizione e il coraggio di puntare sulla nostra passione, la pesca da competizione. E il lavoro ed i risultati ci stavano dando ragione: c’era una grande voglia di pesca, di agonismo e l’assetto economico generale era sicuramente molto favorevole.”

 

La Milo s.a.s. assume da subito un respiro europeo…

Milo: “Si, nella seconda parte degli anni ’70 partecipammo allo SPOGA, il 1° salone internazionale della pesca sportiva, a Colonia, con la nostra produzione di galleggianti. Proprio poco tempo fa abbiamo ritrovato un listino dell’epoca, con la nostra produzione dell’epoca ed i prezzi in lire. Posso dirti che, nel tempo, i galleggianti sono stati l’articolo che ha subito in maniera minore l’inflazione e tutt’ora sono un articolo prettamente italiano, che da’ valore all’artigianato italiano per costi e qualità.”  

 

Quando la Milo s.a.s. è passata dall’essere una rivenditrice prevalentemente di galleggianti ad una azienda con un catalogo più ampio? E con quali articoli?

Milo: “Un fondamentale momento di svolta per noi fu il passaggio dalle canne in fibra di vetro a quelle in fibra di carbonio. Una svolta epocale. A quei tempi, inizi anni ’80, distribuivamo in Italia le canne della Garbolino, marchio storico francese, all’epoca leader nel settore della produzione. Erano gli anni delle Plume e delle Concorde, attrezzi in fibra di vetro che rappresentavano già il massimo del tempo. Con il carbonio, la Garbolino realizzò le mitiche Fuego, canne innovative in assoluto, poi le Vitesse da alborelle, che hanno fatto scuola. Anni meravigliosi, commercialmente ed anche tecnologicamente, per le continue frontiere che si superavano.”

 

Ho davanti l’ultimo catalogo Milo, oltre 500 pagine patinate di articoli per ogni specialità della pesca sportiva moderna. Questa imponente massa di prodotti, segno di una evoluzione continua, significa anche uno staff tecnico numeroso e di prim’ordine…

Milo: “Senza volermi vantare, ma hai di fronte gran parte dello staff tecnico dell’azienda. Come Roberta ne è la quasi totalità della Direzione Commerciale ed organizzativa! Il vantaggio di avere in famiglia i talenti e le guide di una azienda sono il valore aggiunto, il valore su cui puoi sempre contare.”

Roberta: “Naturalmente è una scelta che limita in parte l’espansione, una multinazionale non ragionerebbe in questi termini; una azienda più contenuta come la nostra, invece, può scegliere di mantenere queste dimensioni, in sintonia con i valori fondanti su cui è stata costruita, quelli della famiglia.”

 

Roberta, veniamo un attimo al tuo ruolo in questa azienda, che definirei “ad impronta matriarcale”…

“Come dicevamo, ognuno della famiglia ha sempre fatto un po’ di tutto in ogni settore. Dalla morte della mamma, nel 2006, io ho ampliato i miei compiti subentrandole nella gestione commerciale e nei rapporti con fornitori e rappresentanti. Non è stato un passaggio semplice, innanzitutto per la caratura personale di nostra madre, che gestiva il tutto, appunto, come una grande famiglia, conosceva tutti personalmente, addirittura sapeva dei nipoti di qualche rappresentante che lavorava con noi da anni o dei dipendenti storici. Anche il modo di lavorare si è modificato, sempre più automatizzato ed informatizzato, e addestrare tante persone abituate a lavorare in modo differente non è stato semplice; è un lavoro che continua tutt’ora, quasi come avere tanti figli… grandi! Ma è anche una bella sfida traghettare una azienda che, pur se connotata da questa caratteristica “famigliare”, deve essere al massimo dell’efficienza e della qualità. Per me l’azienda deve essere come “un gioiello piccolino”.”

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ROBERTA E MILO COLOMBO

 

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SCORCIO DELLA SALA ESPOSIZIONE

 

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ROBERTA E MILO CON LA ROUBAISIENNE CELEBRATIVA DEL 50° ANNIVERSARIO

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ANCORA LA SALA ESPOSIZIONE…

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L’ESPOSIZIONE DEI PANCHETTI MILO

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IL REPARTO SPEDIZIONI

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UNA DELLE VETRINE CON I PREMI ED I RICONOSCIMENTI ALL’ATTIVITA’ SPORTIVA DI MILO E DELLA SUA AZIENDA

DSC_1350 ridottaSCORCIO DEL MAGAZZINO

 

Le nuove tecniche

Milo e la sua Azienda hanno avuto una rilevanza fondamentale nel diffondere per prima in Italia, i prodotti specifici per tecniche come la pesca all’inglese, il feeder ed il carp fishing, contribuendo in modo determinante alle conoscenze tecniche dei pescatori italiani e contrastando lo strapotere delle multinazionali estere.

Milo: Dopo il Mondiale disputato a Firenze nella seconda metà degli anni ’80, nel quale gli inglesi vinsero il Titolo proprio con la loro tecnica, in Italia scoppiò il boom della pesca all’inglese e nel giro di pochissimo tempo il mondo dell’agonismo ebbe una fame spaventosa di canne ad innesti, galleggianti inglesi ecc. Erano gli anni in cui noi proponevamo dapprima le Proton della Sundridge ed in seguito le New Era, una serie di attrezzi in tre pezzi di cui i pescatori letteralmente si innamorarono! Credo che in quegli anni, con il boom di Ostellato, non vi fosse un agonista che non avesse nella sacca almeno una New Era. Molti le custodiscono ancora, gelosamente.”

 

Come azienda non siete stati dei precursori solo nella pesca all’inglese, ma anche in un campo rivoluzionario come il carp fishing…

Roberta:Si, bisogna riconoscere a mio fratello la lungimiranza di aver aperto una linea aziendale specifica fin dai suoi albori in Italia, quando cominciò a suscitare un grandissimo interesse e quello che arrivava, a costi esorbitanti,  era esclusivamente di provenienza inglese.  Eravamo negli anni tra il’95 ed il 2000 e con il marchio M Class ci presentammo alla fiera di Gonzaga con un catalogo specifico, pensato ed allestito per i giovani, i maggiori estimatori di questa  specialità e della sua etica, con prezzi competitivi e prodotti italiani. Fummo i primi a contrastare lo strapotere delle multinazionali del settore, riuscendoci anche abbastanza bene, direi. “

 

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IL MARCHIO DELLE ATTREZZATURE  MILO PER IL CARP FISHING!

Se volessimo fare una ipotetica hit parade dei prodotti a marchio Milo più venduti di sempre, quelli che vi hanno dato tantissima soddisfazione, quali menzionereste?

“Non è facile rispondere, perché oggettivamente abbiamo avuto ed abbiamo tanti prodotti vendutissimi ed apprezzati. Come categoria sicuramente i nostri galleggianti sono conosciutissimi. Entrando nello specifico, il 2 aprile scorso abbiamo festeggiato il milionesimo “BUBO”, una gamma di bombarde ideate da Silvio Leonardi, realizzata con materiali di alta qualità e con un particolare assetto in acqua. Sono costruite con una struttura tale che consente di cercare le trote in tutti gli strati d’acqua. E’ in produzione da 12 anni ed è ancora vendutissima anche all’estero. La New Era è stata una serie che ha segnato una svolta epocale e che ci ha dato tantissime soddisfazioni. In assoluto, però, il più longevo del catalogo ma che ha ancora un appeal immutato è certamente il Krepton, il monofilo che vendiamo da 30 anni ed è ancora tra i migliori in assoluto sul mercato. E’ un prodotto che tecnologicamente è rimasto al top ed è il più venduto.”

 

milo e il BUBO ridottaMILO ED IL SUO MITICO “BUBO”

La svolta rossa!

Una delle caratteristiche della Milo, Roberta, è il vostro tipico colore rosso. Sui campi di gara, tra i tanti agonisti, se c’è una macchia rossa quello è un pescatore taggato Milo, come scrissi tempo fa in un pezzo per Pesca In (Medelana Rosso Milo). Quando si data la fatidica “svolta rossa” e perché?

“Risale al 2000, quando la Ferrari era imbattibile sulle piste di tutto il mondo con Schumacher. Noi siamo tifosi della Rossa di Maranello e a quel tempo andammo ancora una volta controtendenza presentando la prima roubaisienne rossa, in un contesto che vedeva le canne ad innesti rigorosamente nere, essenziali, quasi fosse una prerogativa dell’essere oggetti estremamente tecnici. Noi uscimmo sul mercato con una canna rossa, esplosiva, disegnata da mio marito Stefano, che voleva ricordare i successi sportivi e tecnologici della Ferrrari! Da allora il rosso è rimasto il nostro colore. In quegli anni, ispirandoci alle F.1 vestimmo una delle nostre roubaisienne con tutti i loghi nostri o che distribuivamo, come si usa fare con le macchine, realizzando una canna che gli inglesi definirono “crazy” ma che piacque molto. Tra l’altro, e questa è una notizia poco conosciuta, alla Ferrari esiste un gruppo pesca, molto attivo, che ha scelto proprio l’azienda Milo come supporter tecnico e che riforniamo regolarmente. Abbiamo anche realizzato una serie di mulinelli personalizzati con il cavallino rampante, specifici per il Team Ferrari.”

 

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 DSC_0075 ridottaIL MITICO “ROSSO MILO”…

L’azienda e le sponsorizzazioni.

A suo tempo siete stati i precursori anche nelle sponsorizzazioni. Oggi sembra che abbiate rivisto un po’ questa strategia, mantenendo un profilo più basso…

Milo: “Rimaniamo presenti con tanti gruppi. Secondo noi l’argomento sponsorizzazioni va un po’ riconsiderato e debbono essere fatte con oculatezza e a ragion veduta. La sponsorizzazione, in quanto tale, prevede un ritorno in termini economici e di immagine che debbono essere considerati bene. Sponsorizzare a destra e a manca, alimentando magari anche un sottobosco di piccole speculazioni commerciali, non porta a niente di buono e quindi deve essere fatta con una valutazione molto seria prima di farla, soprattutto in tempi di crisi come questi.”

 

Una definizione della vostra azienda…

Roberta: “Noi siamo una ditta un po’ anomala, secondo me. Certamente siamo una azienda attenta al fatturato ma andiamo contro corrente rispetto ai tempi; la nostra attenzione alle vendite non è prevalente sulla passione che abbiamo per questo sport e la passione a volte la paghiamo dal punto di vista commerciale.”

Milo: “Roberta ha perfettamente ragione. Noi continuiamo a portare avanti l’ideale di famiglia che ci ha inculcato la mamma, il senso di appartenenza alla famiglia e al gruppo. E a volte questa scelta ci può aver fatto perdere delle occasioni, ma non importa. I nostri dipendenti, i nostri rappresentanti diventano parte della famiglia, se vogliono; alcuni di loro sono con noi da oltre 20 anni, indipendentemente dal fatto che siano o meno i migliori. Fanno parte della Milo e questo basta.”

 

…e i vostri coniugi?

Milo: “Lavorano entrambi in azienda, naturalmente! Mia moglie Martine, francese, segue il mercato transalpino e mi consente di vivere questa mia passione/lavoro a 360°. Per poter arrivare e restare a determinati livelli occorrono dei compagni che ti lascino tutta la libertà possibile e Martine si accontenta di avermi a Natale, Pasqua e Capodanno.”

Roberta: “Se qualcuno vuole vivere con i Colombo deve entrare in azienda! Stefano, mio marito, è il nostro grafico e pubblicitario e segue l’immagine Milo.”

 

Abbiamo parlato del passato. Il presente della Milo s.r.l. invece quali strade sta percorrendo?

Roberta: ”Anche in questo momento abbiamo fatto delle scelte un po’ in controtendenza: abbiamo realizzato un nuovo magazzino, più moderno ed efficiente, in un momento in cui molti tagliano o cercano di contenere i costi; abbiamo fatto delle scelte commerciali mirate, che ci porteranno ad essere presenti anche nel prossimo futuro. La nostra è una realtà volutamente piccola ma consolidata. Quando, nel 2006, la mamma ci ha lasciato, lei che era il cuore dell’azienda, è stato un fatto destabilizzante, che ha scosso i nostri equilibri per un po’, tanto che molti ci davano per finiti o in liquidazione. La nostra etica e la nostra serietà ci hanno fatto andare avanti, a volte anche rimettendoci economicamente, ma siamo andati avanti, per quel senso di famiglia che è sempre stato il nostro combustibile.”

Milo: “Per far capire questo concetto, credo si debba fare una premessa: io ho 61 anni; sia io che Roberta non abbiamo figli che possano portare avanti l’Azienda di famiglia e quindi potremmo anche tirare i remi in barca e goderci il frutto del nostro lavoro. Ma non lo facciamo e non lo faremo, perché questa è la nostra passione, quello che la mamma ha creato e che noi abbiamo voluto tenacemente portare avanti. Nella vita si è il frutto delle nostre scelte, noi abbiamo scelto di essere questo che siamo ora e quindi cerchiamo di portarlo avanti. Qui c’è il nostro cuore.”

 

 

Angelo Borgatti – foto Angelo Borgatti e archivio MILO

 

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