MARCO MAZZETTI E OSTELLATO: ….E QUI COMANDO IO!

Praticamente imbattibile, una media che rasenta l’uno fisso, è l’incubo per ogni avversario nel settore, l’uomo da battere nel fishing feeder.

Ha iniziato per scherzo qualche mese fa e subito si è messo in vetrina bruciando le tappe classificandosi secondo nella Coppa Italia Feeder con la squadra del Città del Rubicone e vincendo la classifica delle qualificazioni al campionato italiano (3 gare 3 primi) che si disputerà in proprio sul Circondariale di Ostellato a partire da settembre.

Dice di sé: “questa tecnica mi piace molto, pescare con il mulinello è sempre un bel pescare perché ti permette di arrivare sull’uscio di casa del pesce mentre con la roubaisienne o viene il pesce da te oppure addio divertimento”.

Scusa Marco ma con la pesca al colpo, con la quale ti sei tolto delle soddisfazioni, che intenzioni hai?

“nessuna intenzione, quando finisce un amore è meglio rimanere buoni amici ma non vedersi più, ora la mia testa è da un’altra parte, ‘sti cimini colorati che vibrano mi hanno preso completamente e quindi l’anno prossimo mi dedicherò totalmente al feeder fishing”.

Ma di questo passo dove vuoi arrivare?

“guarda Alessandro, la ragione è solo una; io voglio pescare per divertirmi e spendendo un po’ meno della pesca al colpo. Purtroppo non navigo nell’oro e quindi devo dosare tutto. Con il Feeder le giornate passando bene, le gare sono di cinque ore, il pesce si prende e con un chilo di bigattini e un chilo di pastura il divertimento è assicurato”.

Di Ostellato cosa mi racconti visto che in ogni tua gara metti sempre l’uno fisso?

“Il canale Circondariale Valle lepri è il più bel campo gara d’Italia. Sia che uno ci peschi a roubaisienne, all’inglese, o a feeder. C’è posto anche per chi va a carpe e pure per gente come te che ogni tanto gli piace insidiare i siluri. Dove trovi un posto in Italia o in Europa come questo? E poi la comodità con l’auto dietro la schiena, non è cosa da poco. L’unico neo è vederlo in quello stato di semi abbandono con l’argine che in taluni picchetti è pure pericoloso. Un posto come quello andrebbe preservato, valorizzato e tutelato per la pesca sportiva, ma purtroppo questo non avviene, peccato”.

Bene Marco ti ringrazio per la tua disponibilità e in bocca al lupo per le prossime sfide.

 

Andare a pescare con Marco Mazzetti non è il massimo del divertimento, nel senso che non è un caciarone, tutt’altro, dopo che ha sistemato la sua postazione di pesca si siede sul paniere e li ci resta per l’intera giornata e parla solo se gli si rivolge qualche domanda, il suo imperativo sempre e comunque è “CONCENTRAZIONE”.

Marco, che peschi in prova o in gara, è sempre attento ai particolari perchè sono quelli che fanno la differenza e nelle lunghe sessioni di pesca il suo cervello è in continuo movimento per studiare, provare, e immagazzinare le informazioni che gli torneranno utili poi nelle gare che contano.

Siccome tutti parlano ultimante di sto Mazzetti per una volta lo abbiamo avvicinato per analizzare la sua impostazione di pesca, la sua strategia e i sui “arnesi” del mestiere.

Insomma andiamo alla scoperta di questo campione, …..e già campione, perché qualche anno fa, quando aveva ancora 18 anni, si è tolto il lusso di vincere il campionato italiano individuale seniores (il più giovane della storia) e con la nazionale giovanile ha partecipato a diversi mondiali, insomma un enfant prodige che sta riscoprendo una passione disumana per questo feeder fishing che lo porterà, ne siamo certi, molto lontano.

Dunque per raccontare come Marco si approccia alla pescata occorre stargli addosso e seguirlo passo passo.

Come arriva sistema il paniere e apre la rastrelliera doppia dove posizionerà le varie canne. Quando tutto è a posto Marco prepara la pastura per il Circondariale, ormai ha il suo mix, frutto di diverse prove, che gli rende molto bene, una pastura molto fine di colore nocciola, la stessa che usava per la pesca delle breme con la roubaisienne. Per scoprire il giusto grado di umidità inserisce in un feeder la pastura e la mette in una bacinella d’acqua e ne osserva i tempi di disgregamento.

Questa operazione è forse la più importante perché dal tipo di pastura che si butta in acqua dipenderà il successo della pescata.

Un pastura poco umida, troppo tendente all’asciutto, si dispererà facilmente durante la discesa del cage in acqua con la sola esca a pretendere di attirare il pesce, troppo poco, al contrario una pastura troppo umida rischia di legare troppo e di rallentare il suo disgregamento in acqua con la conseguenza che il pesce non viene stimolato da una sapiente pastura che lavori subito, non dimentichiamocelo, con lo scopo di attirare il pesce in zona di pesca.

Nel frattempo che la pastura cresce e l’umidità si omogeneizza, Marco inizia a misurare le distanze fermando il filo nella clip del mulinello per poter essere più preciso nella fase di lancio.

Per fare questa operazione si avvale di due paletti piantati in terra collegati da un filo distanziatore di cinque metri.

In questo modo risulta facile e preciso definire la giusta distanza di pesca e Marco solitamente prepara due linee una corta e una oltre la metà del canale (20 mt e 40 mt).

Possiede una canna per pasturare, e quando parte scarica una decina di pasturatori per ogni linea di pesca.

Possiede diverse canne, e una scorta di quiver (cimini) per ogni situazione di acqua. Da quelli molto sensibili da mezza oncia a quelli più rigidi per acque correnti.

Ad Ostellato in presenza di acqua ferma Mazzetti preferisce cimini da mezza oncia a un’oncia.

I bracciolini o derivatori (non so come si chiamano di preciso) per attaccare il pasturatore alla madre lenza se li auto costruisce e la perfezione è maniacale.

Sul suo piatto non mancano mai tutte le esche in circolazione e spesso non si fa mancare nemmeno le camole molto gradite alle breme.

Marco ma per prendere le breme quali esche usi di solito?

“Guarda Alessandro non esiste un’esca migliore di un’altra, dipende da come si pastura il pesce. Se metti del bigatto morto in mezzo alla pastura è normale che all’amo dovrai sfruttare maggiormente questo tipo di esca, se invece decidi di provare a fare la taglia con il verme allora in mezzo alla pastura dovrai mettere dei caster e dei vermi tagliati”.

E con i bigatti vivi?

“Il bigattino vivo rimane l’esca principale perché è quella più usata nella pesca al colpo e quindi occorre tenerne conto anche quando si pesca a feeder, in ogni caso io sono uno che non ama le grosse dimensioni e così preferisco pescare con terminali del 10 e ami del 20 con innesco due bigattini quasi sempre un bianco e  un pinky”.

Dunque accanto ai vermi, ai bigattini vivi e morti, ai caster, al mais, non manca mai la terra di somma umida come nel pacco appena aperto.

Marco mi confida che alla breme una fumata di terra ogni tanto piace e pare che le attiri con più facilità.

Inizia a lanciare, la sua impostazione è sicura, non tentenna mai, mette la canna diritta dietro la schiena e senza guardare lancia e ogni volta il pasturatore cade li, in quel cerchio grande come una ruota di bicicletta, e li trova sempre le mangiate delle breme.

Attenzione perché a differenza di altre scuole di pensiero, la pesca a feeder per Marco non deve essere una tecnica statica, lui deve far camminare l’esca sul fondo attraverso inviti continui e così facendo stimola l’aggressività del pesce accelerando quindi la mangiata.

Il cambio di linea di pesca avviene quando nota un calo di mangiate, così decide di far riposare il posto pesca per provare a sfruttare un’altra linea ancora vergine.

Marco non ha un grande arsenale di pasturatori, lui dice “poca roba ma buona” così come tutta la sua attrezzatura che si colloca nella fascia alta top di gamma.

Marco ha canne lunghe da 12 piedi per la pesca corta fino a 20 metri e da 13 piedi per la pesca lunga, mulinelli a bobina molto larga con frizione anteriore sui quali monta un filo del 0,16 al quale collega lo shock leader del 25 per poter frustare con tranquillità.

Ecco a grandi linee questo è il Marco Mazzetti senza segreti, uno che se vince è contento e se perde si infuria fino a rimanere arrabbiato con se stesso per non avere interpretato al meglio i particolari vincenti.

Un Marco Mazzetti che intende fare passi da gigante nel feeder fishing e le premesse parlano chiaro.

Il titolo a Marco non è piaciuto, ma per quello che ha fatto vedere fin d’ora su questo canale ferrarese credo sia il più appropriato.

Tante belle cose Marco!

 

Ora una galleria fotografica riguardante questo ragazzo di 37 anni di Zola Predosa di Bologna.

Mazzetti mentre lega un amo prima di una competizione. Ogni volta si assicura che terminali e ami siano perfettamente idonei.

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dunque con quale canna apriamo le danze?

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pronti al lancio per la fase del fondo iniziale

 

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le esche di Marco tutte in ordine oltre ai terminali di scorta: pastura, terre di somme, vermi, bigattini bianchi e colorati. Da notare il metro stampato sulla cassetta necessario per misurare terminali al volo.

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i pasturatori…pochi ma buoni

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per fissare i pasturatori Marco usa dei bracciolini che si auto costruisce

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i mulinelli sono a bobina larga con frizione anteriore (nella foto un Vertigo 5500)

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la scelta dei vettini è importante per vedere bene le mangiate difficili delle breme

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individuati i pasturatori per il Circondariale di Ostellato

 

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particolare dei porta terminali di scorta

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si carica la pastura e si parte

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cimino sempre basso a sinistra e concentrazione

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il primo di una lunga serie di breme è arrivato

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prima le piccole …

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un altro pesce in canna

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