LENZA CLUB CESENA RETROCEDE

ECCELLENZA, CESENA RETROCEDE.
IMPEGNATIVO DAL LATO ECONOMICO E TECNICO

IL CIRCUITO DELLE GARE IN ARNO E OSTELLATO

Si è concluso il Trofeo Eccellenza Nord che quest’anno, per la prima volta, si è disputato in otto prove doppiando Mincio, Ostellato ed Arno, cosa necessaria vista la carenza di campi gara validi per questo tipo di competizioni.
Una formula già collaudata che però evidenzia in modo ancora più macroscopico il divario fra le squadre in campo, soprattutto con l’apporto delle tre prove tecniche: inglese ad Ostellato, solo canne fisse sul Mincio e roubaisienne a Firenze.
Vince, senza dubbio con merito, l’Oltrarno Colmic di Firenze che ha praticamente dominato assieme all’ Alto Panaro di Setti, per tutto l’arco del torneo.
Scorrendo la prima parte della classifica non si notano grosse differenze rispetto agli anni precedenti poichè, tranne le inversioni dei posti, tutte le società che vanno per la maggiore si sono salvate.
Retrocedono le solite, quelle cioè che oltre ad non avere i mezzi tecnici necessari, mancano soprattutto di sponsor pesanti, indispensabili a questi livelli sia dal punto di vista economico che da quello del continuo aggiornamento.
Anche Cesena retrocede dopo aver sfiorato a’ lungo il limite della salvezza ma senza averlo mai effettivamente toccato.
Ma quante altre società ci sono a questi livelli?
Facile rispondere, tutte quelle che salendo e retrocedendo ad anni alterni contribuiscono a tener in piedi un torneo che in effetti è già diviso in due serie.
Questi sodalizi d’Elite si trovano ad urtare contro un muro praticamente invalicabile e nel tentativo di superarlo si dissanguano inutilmente, ricavando solo la soddisfazione (si fa per dire) di aver gareggiato per un anno ai massimi livelli.
Analizzando unicamente le ultime due prove in Arno, risulta evidente che per affrontare adeguatamente, questo torneo occorre non solo tanta buona volontà unitamente .
a una struttura societaria efficientissima. ma anche, e soprattutto soldi e tempo a disposizione.
Questi ultimi due fattori sono diventati ormai basilari in Elite e ti permettono di partire con un notevole vantaggio rispetto agli altri nella corsa per la vittoria finale.
Attorno alla conquista del titolo ruotano ormai interessi commerciali e non, per cui nulla è più lasciato al caso ed in ogni gara chi può permetterselo dispone del meglio senza limiti, se non quelli contemplati dal regolamento che in effetti risulta però molto elastico.
La speranza, di competere ad armi pari viene sempre più affogata dalla possibilità della tasca, senza altra via di uscita.
Delle considerazioni cosi rigide e assolutistiche possono sembrare esagerazioni, ma se prendiamo ad esempio una gara in Arno è calcoliamo quello che costano 1 chilogrammo di lom-brichi, 5/6 chilogrammi di bigattini, caster, pastura, ci rendiamo conto che in effetti è la pura realtà.
A questa spesa. Relativa all’attività di pesca nella gara vera e propria , vanno unite quelle di viaggio, pernottamento e vitto più il necessario per le prove.
A questo punto è lecito chiedersi per quanti il gioco valga veramente la candela e soprattutto quanti normali possono scendere in lizza con la possibilità di combattere ad armi pari.
Occorre sicuramente cambiare e introdurre delle limitazioni (da far rispettare) per riequilibrare il tutto, pure come propone Molinari, dividerlo in due serie – i ricchi e i poveri.
E’ questa forse la strada migliore per allineare i valori in quanto crediamo che sia impossibile per i pjù arrivare ai livelli di quelle società che, senza fare nomi, usano il Trofeo Eccellenza come trampolino di lancio pubblicitario per ottenere un notevole ritorno economico.
E’ certamente eclatante gareggiare con i vari big dett’agonismo nazionale, ma lo è certamente meno essere sepolti di pesce con i risvolti psicologici che ne derivano.
Per quanto ci riguarda riteniamo che ogni società debba collocarsi obiettivamente e senza traumi nella giusta categoria che le compete, definita sempre più dalle sue oggettive possibilità tecniche ed economiche.
Non c’è scopo a partecipare ad un torneo quando non si hanno i mezzi necessari per poterlo affrontare decentemente, anche perchè l’esperienza che ne deriva è certamente più dannosa che utile.
Fare un bel campionato di serie B è certamente meglio che un pessimo in serie A.
Il gareggiare con dei pari quota non è riduttivo anzi serve a ricavare le soddisfazioni che necessitano per poter andare avanti in questo sport che sta diventando sempre più professionistico e che non paga certamente con le medaglie i sacrifici, da quelli economici a quelli umani, che bisogna sostenere per rimanere competitivi.
Loris Sintucci

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