LA SFIDA DI FERRAGOSTO NELL’EMILIANO ROMAGNOLO

A pochi chilometri da Cesena scorre il canale Emiliano Romagnolo costruito diversi anni fa per assicurare l’irrigazione alle aziende agricole della nostra regione.
Nasce a Bondeno, tra Modena e Ferrara, dalla diga che separa il fiume Po dal canale Cavo Napoleonico.
Ed è proprio dal grande fiume che il CER riceve acqua e con essa anche i tanti pesci presenti.
Ogni tanto si viene a sapere che fortunati pescatori sono riusciti a realizzare catture da record di lucio perca, siluri, carpe e anche anguille.
Non mancano le breme e i carassi, oltre ai pesci gatto, alle alborelle e i gardons.
Insomma quando il tappo affonda non si sa mai che pesce possa essere stato.
Il pescatore ha la possibilità di cimentarsi con diverse tecniche anche se la maggior parte dei frequentatori di questo canale prediligono la roubaisienne o la canna bolognese.
Ma si può comodamente pescare anche con la canna fissa, oppure a fondo con il piombo sia per pescare anguille, con canne specifiche, oppure con attrezzi robusti per insidiare i siluri o i lucio perca con il pesce morto all’amo.
Il canale, costruito con sponde in cemento, è largo 15 metri e profondo 2,5 metri nel tratto centrale.
Per pescare non serve molta roba: bastano pochi etti di bigattini, un barattolo di mais, una scatola di vermi, e un chilo di pastura da breme nel caso si voglia optare per la tecnica a roubaisienne.
Per questa ultima soluzione serviranno lenze costruite con filo dello 0,12 e finale dello 0,10 lungo 20 cm. con un amo del 16 ideale per caricare sia due o tre bigattini, due vermi o un chicco di mais.
Le grammature variano in ragione della velocità dell’acqua e per questo possono servire dei vela fino a tre, quattro grammi o galleggianti leggeri fino a mezzo grammo.
Quando l’acqua corre le mangiate sono più frequenti e il pesce si porta facilmente sulla scia che produce la pastura scaricata rigorosamente con la scodella mentre quando l’acqua tende a rallentare, o a fermarsi, allora servono lenze molto fini con ami del 22 e pescare sulla fiondata di pochissimi bigattini.
Attenzione, la linea di pesca ideale è quella in prossimità della fine della pendenza degli scivoli (sponde) e la trattenuta dell’esca deve essere fatta in corrispondenza delle fessure delle lastre di cemento in quanto, da tali fessure, nascono erbe che ne trattengono il cibo che viaggia in corrente.
Le acque limpide e le sponde in cemento, obbligano il pescatore al massimo silenzio pena ore di attesa senza vedere una abboccata.
Tutti i posti sono validi per fare qualche bella pescata, anche se la scelta prioritaria deve cadere sulle scalette di cemento i cui gradini arrivano fino all’acqua.
I pescatori romagnoli conoscono molto bene questo corso d’acqua e soprattutto i garisti di lungo corso lo frequentano sia per pescare ma anche per trascorrere alcune ore per costruire le lenze e tararle a regola d’arte.
Capita anche che questo canale ospiti sfide improvvisate tra garisti romagnoli, di ritorno la domenica pomeriggio dai veri canali della pesca al colpo Anita e Ostellato, per giocarsi un caffè con una pescata di breme.
La regola di solito è questa: si arriva sul posto, si apre una sola punta con possibilità di intercambiare la lenza, e si parte dopo avere studiato con attenzione le condizioni dell’acqua.
Pastura o bigattini?
Dipende, come detto, dalla velocità della corrente dell’acqua e solo la scelta giusta della lenza e della pasturazione ipotecherà la vittoria certa.
La sfida non deve durare mai più di due ore.
La domenica pomeriggio di ferragosto una di queste sfide sull’Emiliano Romagnolo ha interessato due agonisti romagnoli: il sottoscritto, Alessandro Scarponi, e Mirco Della Bartola dopo una mattina trascorsa ad Ostellato.
Giunti con l’auto sul posto e scaricato il minimo necessario la sfida ha inizio.
La corrente dell’acqua è sostenuta perchè gli agricoltori probabilmente stanno innafiando le colture nei campi.
Si decide per due strategie di pesca diverse; Della Bartola sceglie di pescare al centro del canale a 11 metri di canna mentre il sottoscritto, convinto che la corrente sostenuta dell’acqua avvicini il pesce nel sottoriva, decide per una pesca con una punta da sei pezzi.
Galleggianti da 1,5 grammi Scarponi e 2 grammi Della Bartola.
Però ben presto partono i primi aggiustamenti e infatti la lenza viene sostituita con uno skipper da 3 grammi.
Le mangiate non sono continue ma si vedono e la maggior parte, trattandosi di breme, si notano per la caratteristica starata del galleggiante.
Starata che non permette nella ferrata di agganciare al meglio il pesce che di fatto spesso viene slamato.
La linea che ha reso di più è stata quella al centro del canale sulla scodellata continua di bocce dure di terra e pastura con in mezzo bigatti morti (il residuo della gara della mattina).
La sfida, dopo due ore è vinta da Mirco Della Bartola con la cattura di una ventina di breme del peso medio di alcuni etti e il calare del sole coincide con l’arrivo di milioni di zanzare che ci costringono ad una rapida fuga.
Mirco Della Bartola, è un agonista romagnolo in forza presso la società Pesca Spot Ferrara e sa che la rivincita è doverosa e dovrà arrivare molto presto.

PANORAMICA FOTOGRAFICA DELLA SFIDA

LE BREME DELL’EMILIANO ROMAGNOLO

UN ANZIANO OSSERVA IL CANALE

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