A cavedani nelle ore del tramonto
Le ore del tramonto, alla fine di una lunga giornata estiva, sono le migliori per insidiare i grossi cavedani del fiume. Le ore che precedono il fresco della sera mettono in moto l’appetito di questi ciprinidi i quali attaccano qualsiasi cosa che somigli ad un insetto o una larva. Il cavedano è un pesce molto furbo e diffidente tanto da metterlo sulla difensiva di fronte al minimo rischio e pericolo. Dell’ambiente in cui vive conosce ogni particolare, sa bene da dove può arrivare il cibo che la natura gli offre. Un rovo di more sul bordo del fiume sarà sempre tenuto d’occhio dal grosso cavedano in attesa che un frutto cada in acqua, così come un albero di sambuco o una buca in prossimità di una briglia dove la corrente trasporta lungo la scia ogni tipo di cibaglia. Il cavedano, a differenza delle grosse e paciose carpe che preferiscono i fondali oscuri e tranquilli dei fiumi, è sempre in movimento per cercare il cibo che dovrà soddisfare il suo insaziabile appetito. Questo pesce così furbo, troppo furbo per essere ingannato in altri momenti della giornata, riusciremo ad ingannarlo proprio nelle ore del tramonto. Basta avere l’accortezza di scegliere i posti giusti e seguire alcune regole fondamentali. Un conto sono gli ambienti con presenza continua di acqua corrente ed un altro quelli con acque ferme o molto lente. Nell’acqua corrente i cavedani hanno un comportamento meno sospettoso mentre nell’acqua lenta i loro comportamenti saranno portati alla massima prudenza in quanto hanno tutto il tempo di analizzare ogni forma di cibo che gli si presenta. Ed ora vediamo come impostare la nostra azione di pesca per “fregare” il furbissimo ciprinide: La canna ideale è una regolabile da 5 a 7 metri ad azione molto rapida. Il mulinello, in una pesca dove a volte è basilare utilizzare un filo molto sottile, deve assicurarci un buon recupero e deve avere una buona frizione necessaria per regolare le sfuriate del pesce. In bobina è preferibile montare un buon 0,11 mentre per terminale utilizzare un filo al fluor carbon del diametro 0,7 – 0,8. L’amo dovrà essere piccolissimo n° 23 – 25 senza ardiglione per evitare che il bigattino appena puntato sotto pelle faccia uscire il suo liquido interno. La presenza dell’ardiglione sull’amo lacererebbe la pelle del bigattino e questo particolare non passerebbe inosservato al cavedano. La lenza giusta per pescare nei nostri fiumi romagnoli, dal Marecchia, Savio, Bidente, Lamone al Santerno, è quella costruita con galleggianti di portata minima (es. gr. 0,10 – 0,20 in acque quasi ferme gr. 0,30 – 0,50 in acque più mosse). La piombatura dovrà essere del tipo “francesina” montata rigorosamente con pallini del n° 13 aperta in basso e chiusa verso l’alto se ci troviamo a pescare in acque pressoché ferme mentre in acque correnti dovremo tenere la piombatura più chiusa per evitare che la nostra esca si alzi troppo dal fondo. La ferrata dovrà essere rapida e decisa per infilare meglio il piccolo amo sul labbro duro e carnoso del cavedano. In questo caso occorre tenere la frizione del mulinello leggermente aperta per evitare di rompere il filo terminale nella ferrata. Per pescare nelle ore del tramonto, dove le ombre tendono a spegnere i colori, dovremo avere un abbigliamento mimetico per evitare che il pesce ci noti e soprattutto dovremo evitare di fare ogni tipo di rumore. Adesso non rimane che comprare una sacca di bigattini e andare domani sera a prendere due grossi cavedani. Un consiglio: procuratevi dal vostro negoziante di fiducia un pò di caster (bozzolo di bigattino): in estate i grossi cavedani li adorano. Provare per credere!!