BREME A GO GO IN UNA CUPA GIORNATA D’AUTUNNO A PONZANO ROMANO
“Quando piove e tira vento chiudi l’uscio e stai di dentro”. Cosi recita un vecchio proverbio toscano, ma mica è sempre vero. State a sentire questa.
Con gli amici Nando Carnevale e Francesco Diveronica ci siamo conosciuti nel settembre scorso a Ponzano Romano, in occasione del Campionato Europeo delle Forze di Polizia ed è stato, almeno per me, un incontro fortunato. La profonda conoscenza in materia di pesca e la spontanea passione con la quale Francesco e Nando riescono a trasmettere le loro esperienze, li rendono davvero eccezionali. In poche parole sono persone dalle quali c’è veramente molto da imparare, ma che sanno porsi alla pari…..È una dote rara.
Io sono rimasto molto colpito da tutto questo ed ho colto al volo l’occasione per chiedere loro se potevamo tenerci in contatto e magari fare qualche uscita insieme. Il palese entusiasmo riscontrato nella risposta è stato più eloquente di qualsiasi altra formalità ed è così nato un bel rapporto collaterale che ci ha portato a sentirsi spesso per telefono ed a trovarsi ancora, per una giornata di pesca, a Ponzano Romano.
L’appuntamento è alle sette del mattino all’uscita di Ponzano Soratte, dove ci aspetta Nando Carnevale. Io e l’amico d’avventura Stefano Pacciani ci troviamo alle cinque e mezzo a Siena e, caricata in macchina l’attrezzatura da pesca, partiamo alla volta delle sponde tiberine di Ponzano Romano.
Avevamo fissato questo agognato appuntamento da almeno due settimane e, come vuole la regola, dopo un periodo trascorso con delle stupende giornate di sole e temperature quasi estive, la giornata odierna si presenta da schifo: il cielo è nero come il carbone, tira un vento bestiale e le previsioni annunciano inesorabilmente un tempo da cani, ma l’ultima telefonata di Nando era stata categorica: “Alle sette ci troviamo all’uscita di Ponzano Soratte, qualsiasi siano le condizioni del tempo. Anzi meglio se piove, se ne prendono di più”…….Possibile rifiutarsi, di fronte a tale determinazione?
Come da copione, troviamo Nando ad aspettarci al casello, dopo i saluti di rito partiamo verso la postazione di pesca, distante non più di due o tre chilometri.
Lo spettacolo che ci offre il Tevere è davvero suggestivo, la serenità che questo splendido corso d’acqua “al cor m’infonde” fa subito dimenticare le preoccupazioni meteorologiche, mano a mano che ci avviciniamo alla zona prescelta, già il pensiero di pescare, ci provoca quelle piacevoli vibrazioni interiori che solo i veri passionisti possono provare.
Sul fiume troviamo ad aspettarci Pino Ercolani, romano de Roma, ma purtroppo non c’è Francesco Diveronica, trattenuto a lavoro, che ci raggiungerà nel primo pomeriggio.
Con perfetta sintonia ci distribuiamo su un tratto di sponda uniforme, ad una decina di metri l’uno dall’altro; unica regola preventivamente condivisa è quella di pescare esclusivamente a ledgering, anche perché avere accanto Nando Carnevale, un guru di questa pesca, e non sfruttare la ghiotta l’occasione, sarebbe stato poco intelligente, per non dire di peggio.
Nel tempo che io, Pino e Stefano stiamo posizionando i nostri sofisticati (il mio un po’ meno) panchetti, notiamo subito una differenza: Nando si sta sistemando come se, invece che in riva al Tevere fosse in salotto e mentre noi, con le nostre classiche postazioni da gara, sembriamo seduti su delle torrette da mitraglieri, pronti alla battaglia, lui ha steso una comodissima poltrona imbottita, con accanto il tavolino portaoggetti, tutta l’attrezzatura a portata di mano e la canna all’altezza giusta da poterla afferrare al volo, con solo un piccolo movimento dell’avambraccio; gli manca solo una tazza con una tisana calda e poi potrebbe anche fare un pisolino……Che invidia.
Quando siamo tutti pronti, Nando ci dice: “la temperatura esterna è di quindici gradi, quella dell’acqua è di undici gradi e ci sono sette metri d’acqua, questo significa che, anche se non sarà una pescata memorabile, ci sono tutti i presupposti per divertirsi” e facendoci vedere un termometro foderato in ottone aggiunge: “questa è una cosa che dovrebbero averci tutti i pescatori, perché dalla temperatura dell’acqua si capiscono molte cose”; io, Stefano e Pino ci guardiamo increduli: Tutto avremmo pensato, meno che misurare…”la febbre al Tevere”.. ……Speriamo che non la si debba misurare anche ai pesci.
Ripresi dall’iniziale smarrimento, convinti però dalle dettagliate spiegazioni di Nando, iniziamo a pescare. La tattica adottata prevede che io e Nando pescheremo con dei pasturatori abbastanza grandi (40gr.), riempiti con della pastura sopra e sotto a fare da tappo ai bigattini messi in mezzo. La pastura utilizzata è una miscela al cinquanta per cento, composta da uno sfarinato nero per breme ed uno giallo per carpe-carassi.
Stefano invece pesca montando un pasturatore da bigattini, più piccolo (30 gr.), riempito con soli bigattini poi, durante la sessione di pesca si accorgerà che, diminuendo il peso e le dimensioni del pasturatore, le abboccate aumentano sensibilmente.
Pino, posizionato a monte di Stefano, pesca con al stessa tecnica mia e di Nando, ma invece della miscela di sfarinati, ha bagnato la Spedo, una nuova pastura della Colmic, di colore marrone, molto profumata e soffice al tatto.
Le montature sono state semplificate al massimo, secondo la scuola di pensiero inglese, alla quale Nando si ispira molto, e sono costruite su una madre-lenza di nylon molto rigido, dello 0,22/0,25, su questo si infila una perlina scorrevole con moschettone di buone dimensioni, al di sotto dello scorrevole si posiziona una perlina in gomma che funge sia da ammortizzatore di battuta che da salva nodo inoltre, essendo anch’essa di generose dimensioni, funge anche da anti-takle (chissà se sarà scritto bene?).
Noi comuni mortali abbiamo legato alla madre-lenza una girella dove fissare il finale, Nando invece utilizza un attacco particolare della Korum, introvabile in Italia, molto pratico in quanto la sua forma, che ricorda una pera rovesciata, svolge la funzione di connettore fra la madre-lenza ed il finale e contemporaneamente di battuta salva-nodo. Le lenze terminano con finali dello 0,14/0,16; l’inneschi sono composti da un fiocco di bigattini rossi, ritenuti più invitanti, mentre Stefano, per vedere se questo fa la differenza, opta per i bigattini bianchi; gli ami sono dei 16/14 a filo robusto.
Finalmente lanciamo le nostre insidie, a distanze diverse, comprese fra un minimo di 15/20 metri ed un massimo di 30/35 metri. Nando decreta solennemente di concedersi un massimo di quindici minuti per vedere la prima mangiata, in caso contrario cambierà strategia.
Trascorrono meno dieci minuti ed il vettino da due once, in fibra di vetro, della canna di Nando, da due piccoli accenni e poi si piega violentemente. Una discreta breme, sul chilo, viene portata a riva e pochissimo dopo aver lanciato di nuovo, Nando si ripete.
Noialtri, intanto, non abbiamo ancora visto nemmeno un accennino, già iniziamo ad ipotizzare che la comoda poltrona, forse, serve più a tenere in caldo una parte del corpo essenziale per il buon esito della pesca, che non per altro.
Finalmente anche le nostre canne iniziano a dar vita alla giornata e un bel susseguirsi di catture rallegrano l’uscita di pesca, sempre però minacciata da un cielo plumbeo. Nel frattempo una delle tante folate di vento, tanto per dire della condizione meteo, rompe in due un grosso albero dall’altra parte del fiume che frana nel Tevere ma, anche se tutto intorno si sente tuonare, da noi non piove.
E allora che ce ne frega, torniamo a parlare della nostra giornata di pesca.
Le Breme iniziano ad abboccare con maggior frequenza e sono la cattura predominante, fino ad ora solo due gardon di circa mezzo chilo ciascuno sono venuti a farci visita, ma giusto mentre stiamo facendo questa valutazione, la mia canna si flette paurosamente, dall’altra parte della lenza c’è agganciata una bestia che tira come un ossesso, intanto iniziano le previsioni su cosa sia quella “littorina” attaccata all’amo, la sorpresa si sfuma piano, piano, quando un barbo di una sessantina di centimetri si aggalla per entrare nel guadino. Bella bestia, me la godo con gli occhi prima renderle la libertà.
Verso le due del pomeriggio viene a trovarci Francesco Diveronica, purtroppo non ha con se le canne da pesca, la sua è solo una graditissima visita di cortesia, anche perché ci dice che quando è partito da Roma veniva giù un’acqua come le funi.
Alla fine della giornata si tirano le somme contando una ventina di breme, tutte sopra i due chili, con il Pacciani che ne prende una di due chili e settecentocinquanta grammi, due barbi sui due chili e mezzo, tre bei gardon di circa mezzo chilo ciascuno e una decina di “bremettine” dai cinquecento grammi, al chilo. Una gran bella pescata.
La valutazione tecnica finale permette di verificare che l’utilizzo del pasturatore (meglio quello piccolo) con i soli bigattini ha dato il maggior numero di catture, anche se le dimensioni del pescato erano mediamente inferiori; la pastura di Pino gli ha regalato sistematicamente catture di peso maggiore; la ricerca della cattura di peso, con le mini boiles o con il pellet da innesco, non ha reso come sperato.
Ecco qua amici di Matcfishing, vi ho raccontato di una bellissima uscita di pesca, resa tale non solo dalle splendide catture, ma soprattutto dal piacere di pescare accanto a degli amici e sono sicuro di non sbagliare nel dire che proprio questo è il collante che unisce tanti di noi, pescare è bello, ma pescare a fianco con degli amici ti appaga sotto più profili.
Con la trasferta di Ponzano Romano finisce anche questa storia raccontata in modo semplice,pero di non avervi annoiato, ma se sono riuscito anche solo un po’ trasmettervi le mie sensazioni, allora vuol dire che sono pienamente riuscito nel mio intento.
Adesso debbo proprio chiudere, anche perché è mezzanotte passata e mia moglie mi ha già più volte dato dello scemo.
A proposito. La nostra giornata a pesca è finita nel migliore dei modi, ma tutt’intorno è piovuto, tuoni e fulmini ovunque, nella strada di ritorno abbiamo trovato centocinquanta chilometri d’acqua a catinelle; a Ponzano Romano non è caduta nemmeno una goccia……..un momento, ora che ci penso….anche il figlio di nostro Signore era un pescatore…..vuoi vedere che…..
Un caloroso abbraccio a tutti gli amici di Matchfishing
Marcello Corbelli