A PESCA NEL GRANDE FIUME

Gualtiero Casalboni ci racconta una fredda e memorabile giornata di pesca sul Po

IL SUPER ASPIO CHE PIEGA LA CANNA NEL GRANDE FIUME

Trent’anni fa nel grande fiume Po c’erano savette, cavedani, lasche e arborelle in quantità industriale. Oggi queste specie sono scomparse e al loro posto sono arrivate nuove razze di pesci come siluri, breme, lucio perca, aspio e barbi giganti.
Pesci “stranieri” che si sono ben ambientati sul grande fiume padano dove le profondità sono notevoli e l’acqua ha una temperatura che favorisce lo sviluppo di queste nuove specie.
Una volta andare a pescare in Po significava partire alle due di notte, ma solo per assicurarsi un posto di pesca, tanti erano gli appassionati della “passata”.
Oggi i pescatori sono numericamente di meno ma in futuro siamo sicuri che aumenteranno se le condizioni delle acque e quindi della pescosità migliorerà.
Sono stati in tanti a frequemtare le sponde del Po in queste ultime settimane e tra questi troviamo Gualtiero Casalboni di Cesena il quale ha avuto l’opportunità di mettere alla prova le sue attrezzature con la forza dei pesci del grande fiume in particolare barbi e aspio.

Gualtiero per lanciare la sua lenza ha scelto un posto, in località Gaiba in provincia di Rovigo, sulla sponda sinistra del Po e per la sua pescata ha utilizzato una canna bolognese modello Daiwa di 7 metri con mulinello Daiwa Procaster con filo in bobina del 18 e finale del 14. Le lenze sono state costruite montando galleggianti da 10 grammi e per esche ha utilizzato solo bigattini. Il posto di pesca è comodo fatto di una spiaggetta sabbiosa ma per arrivarci è consigliabile un bagaglio leggero consitente oltre alla canna in un robusto guadino, una grande bacinella per impastare 5/6 chili di pastura al formaggio, una sacca di tela per due chili di bigattini, le retine dove mettere sassi che dovrete portarvi da casa, alcuni cartoncini di ami già legati per utilizzare come finali (lunghezza trenta centimetri del filo 0,14 e 0,16 e amo del 12-14), la nassa porta pesce e alcuni galleggianti di scorta di grammatura variabile da 6 a 12 grammi. In questo posto sono consigliati gli stivali.

Questo il racconto di Gualtiero sulla sua pescata:

“Arrivo sul posto a giorno fatto, il freddo è pungente come tutte le mattine dell’autunno inoltrato e quando raggiungo l’argine mi rendo conto della maestosità di questo fiume. Una massa d’acqua imponente che scorre verso il mare creando continui vortici e mulinelli.
Faccio un buon fondo con palle di pastura che inserisco all’interno di una retina con un sasso dentro per renderla ancora più pesante. Parto con una lenza da dieci grammi a passare sotto la punta della canna da sette metri.
Dopo mezz’ora niente. La corrente è notevole e la passata infruttuosa. Ogni tanto vedo qualche pesce saltare fuor dall’acqua vicino alla riva e così decido di rifare il fondo sotto la punta della canna dove la profondità è di 2 metri circa.
Poco dopo le passate hanno di nuovo inizio, faccio viaggiare il mio galleggiante accompagnandolo con una decisa “trattenuta e rilascio” infatti poco dopo arriva la prima affondata del galleggiante che è decisamente rapida.

Un aspio di tre etti mi fa provare la prima emozione della giornata.
Prendo coraggio e alimento il fondo con altre bocce di pastura dura. Ricarico cinque bigattini sull’amo del 14 e ripasso la lenza sulla zona di pesca trattenendo leggermente il galleggiante. Dieci secondi e la seconda affondata è immediata. La forza del pesce questa volta è notevole. La canna si curva come non aveva mai fatto prima. La lotta e la forza del pesce mi costringono ad impugnare la canna con entrambe le mani. La forza del pesce sott’acqua, che ancora non avevo immaginato quale fosse, mi costringe ad allentare la frizione ma così facendo concedo molto filo al pesce che scappa a tutta velocità verso il centro del fiume. La forza della corrente e quella del pesce mi sfiancano, la lotta è stata davvero dura. Lui ce l’ha messa tutta per liberarsi della lenza, ma alla fine il super aspio da 2 chili circa arriva a guadino con mia grande soddisfazione.
Arrivano altre mangiate nelle passate successive e nella nassa finiscono anche alcune grosse breme che non hanno la forza del barbo o dell’aspio ma che ti fanno comunque divertire.
L’aspio è il nuovo cavedano del Po ed è un pesce che per come l’ho visto io, attacca l’esca con voracità e assicura una battaglia sportiva davvero divertente.

Poi ci sono i barbi giganti che assicurano davvero tanto divertimento e tanta fatica fisica quando sono allamati in canna.

Beh devo dire che dopo tre ore di pesca quella mattina nella nassa sono finiti diversi pesci e la bilancia, se avessi potuto pesare il tutto, si sarebbe fermata sui trenta chili di peso.

Se avete voglia di andare a pescare in Po ricordatevi sempre di portarvi appresso la macchina fotografica per immortalare le prede più belle. Io l’ho fatto e giuro che presto ci ritornerò”.

Allora amici di Match Fishing appena il livello dell’acqua torna a scendere una scappata sul Po credo che valga la pena farla. Voi che ne dite?

Alessandro Scarponi.

NELLA FOTO GUALTIERO CASALBONI DI CESENA CON UN GROSSO ASPIO DEL PO

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LA LOTTA E’ STATA DAVVERO DURA, CE L’HA MESSA TUTTA

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