Campionato Italiano ledgering 2010: Il titolo tricolore è di Michele Moscati

Ci siamo lasciati a luglio scorso sull’Arno aretino, alla conclusione delle prime due prove,  con la mente già proiettata alle finali del 4 e del 5 settembre che si sarebbero dovute svolgere nella  suggestiva cornice dei laghi di Mantova.

La macchina informativa messa in moto elargiva a piene mani notizie a dir poco entusiasmanti: pesce a volontà per tutti, tante diverse specie catturabili che ben rispondevano alle varie insidie e come una ciliegina sulla torta, la certezza di poter gareggiare divertendosi, trascorrendo anche un gradevole fine settimana in una delle più belle città d’Italia, magari insieme con la moglie o con la fidanzata, per farsi perdonare un po’ delle tante domeniche rubate al focolare domestico.

Poi, come in tutti i migliori romanzi, ecco il colpo di scena che si abbatte come un macigno sugli ignari protagonisti: per decisione della Federazione, le due prove finali vengono spostate nel Canal Bianco ad Ostiglia.

Canal Bianco ad Ostiglia?!?!……Ma perché?!… Detto così, pochi giorni prima della gara quando tutto  era già pronto, comprese le prenotazioni per il soggiorno, era una notizia talmente assurda che, se non fosse stato tutto ufficialmente deliberato, io stesso avrei pensato ad uno scherzo di cattivo gusto.

Purtroppo invece era terribilmente vero: la decisione nasceva dalla necessità di chiudere il traffico lungo i laghi, per consentire la diretta in mondovisione del “Rigoletto” di Verdi, che si sarebbe svolto proprio nei giorni delle due gare, nelle strade di Mantova e questo doveva avvenire nel più assoluto silenzio, per non inquinare l’acustica dell’importante messa in scena………Ecco perchè siamo stati sfrattati da Mantova.

Ma i pescatori sono ottimisti per natura e ci vuole ben altro per destabilizzarli. Faremo di necessità virtù, muovendo con il vento in poppa e la barra a dritta verso nuove avventure: perlomeno conosceremo un campo di gara nuovo e sarà uguale per tutti. Poteva andare  peggio.

Il Canal Bianco è un canale navigabile, largo una sessantina di metri profondo tre, con l’acqua che scorre costantemente, comodo per il pescatore che ha la macchina dietro le  spalle, le sponde però sono malagevoli  e senza una solida pedana  da posizionare fra le pietre che formano l’argine ci possono essere seri problemi di stabilità. Altra nota dolente è la vegetazione presente nella sponda, talmente rigogliosa da costringere i concorrenti ad aprirsi un varco  con falci e machete, per poter accedere al picchetto.

Dalle informazioni tecniche assunte e dalle prove svolte nei giorni antecedenti la gara, emerge subito che la popolazione ittica del Canal Bianco è costituita prevalentemente da piccole breme molto volubili, che raramente raggiungono il mezzo chilo di peso, che rispondono bene alla pastura scura, gradiscono il bigattino “stirato”, anche se non disdegnano quello vivo.

Le altre esche testate di norma non migliorano i risultati, possono però rivelarsi utili per la ricerca di altri pesci, come i grossi carassi presenti, ma non così  numerosi da cambiare le sorti di una gara.

Sempre in seguito alle prove è stato appurato che il pesce staziona volentieri sui quindici-venti metri da riva e preferisce un’esca presentata con un amo piccolo, ma con questo si rischiano frequenti slamature durante il recupero mentre, vista l’esigua taglia del pescato, non ci sono problemi nell’utilizzare finali sottili (0,10 o 0,12), anch’essi preferiti rispetto a fili di diametro superiore.

Altro inconveniente al quale porre rimedio è quello delle piccole toccatine sul vettino o delle fulminee flessioni dello stesso, in seguito alle quali si trova sistematicamente il bigattino “speluzzicato”. In questo caso l’inconveniente è stato risolto con profitto con  l’innesco di un singolo cagnotto calzato per intero, anziché due o tre lasciati penzoloni.

Così detto sembra che il Canal Bianco non abbia segreti, che il suo dna sia stato completamente decodificato e invece, dalle prove dei giorni precedenti sono riuscito solo a non capirci una mazza.

Sono in testa alla classifica con due primi e invece di trarne forza, vengo assalito da un turbine di dubbi che mi stanno tagliando le gambe: è una sensazione devastante; sono consapevole che sto perdendo la gara  ancor prima di iniziarla, ma non riesco a liberarmi da queste briglie anzi, alimento ancora di più la mia insicurezza cercando disperatamente altre notizie utili solo a crearmi ulteriore confusione.

Sabato 4 settembre mi presento in gara senza una sola certezza, tirato come una corda di violino e nonostante il commovente supporto morale e tecnico degli amici Ettore, di suo figlio Andrea e di Giuseppe, il risultato è stato quello annunciato: ne esco fuori quinto in un settore con tre assenti, sgonfio come un cencio bagnato.

I miei diretti inseguitori invece tirano fuori le unghie e mi rosicchiano ben quattro penalità. Da primo in classifica scendo alla terza posizione, superato una conferma che si chiama Michele Moscati e da Eugenio Maggi, elemento dotato di una grinta non comune.

Domenica 5 settembre in gara due, la sorte mi assegna l’ultimo di campo gara e, come se fosse poco, mi trovo accanto l’amico Giuseppe, disposto a tutto pur di non danneggiarmi.

Dopo tre ore e mezza di gara sono ultimo pulito e nonostante i generosi consigli di Giuseppe, non riesco ad entrare in pesca: tutte le variabili risultavano tristemente inefficaci. Poi, ad un’ora e mezza dal fine gara, senza una spiegazione logica inizio a prendere un pesce dietro l’altro,  per un momento ho anche creduto di tirarne fuori le gambe, ma il sogno dello scudetto si è infranto contro un deludente sesto di settore, svanendo così insieme alla maglia azzurra dei prossimi Mondiali.

Qui finisce la storia dei vinti ed inizia quella dei vincitori ai quali va il mio sincero attestato di stima e quindi mi onoro di acclamare il Campione Italiano 2010, Michele Moscati del Club Fario Tubertini, al quale mi preme davvero tanto tributare un elogio particolare, il suo è un titolo meritato come pochi altri, ha vinto e la sua è una vittoria vera che non lascia spazio a niente ed a nessuno. Chiudere con quattro penalità è la prestazione di un Campione vero, così come la sua sportività, simpaticamente coinvolgente è la dote che contraddistingue il singolo dalla massa e siccome ho avuto modo di apprezzare personalmente quanto detto………Tanto di cappello Sor Moscati.

Non da meno sono Gregorio Monego e Mirko Garzetti, entrambi dell’L.B.F. Italia di Brescia, rispettivamente secondo e terzo classificati, i quali scendono dal podio per salire insieme al Campione Italiano a bordo della squadra Nazionale che rappresenterà il Tricolore al prossimo Mondiale 2011.

Gli altri tre componenti della Nazionale verranno nominati a cura della Federazione, fra i primi venti classificati e sapremo solo in seguito chi saranno i prescelti.

Concludo salutando calorosamente tutti i concorrenti del Campionato Italiano ringraziando i promotori dell’iniziativa, grazie ai quali posso dire di aver trascorso quattro belle giornate di sano agonismo, un’esperienza entusiasmante condivisa con delle persone gradevoli, animate da uno spirito sportivo da portare come esempio per gli altri.

Per quello che invece mi riguarda personalmente, sto già pensando al 2011 e mentre medito su come vendicare l’affronto subito, mi lecco mestamente le ferite riportate in questa tremenda batosta.

Un momento prima di chiudere……….se qualcuno fra voi lettori fosse interessato nel conoscere la tecnica migliore per affrontare una sessione di pesca nel Canal Bianco ad Ostiglia, è meglio se cercate fra gli articoli di qualcun’altro, io potrei parlarvi solo di……..due gare da dimenticare.

Un caloroso saluto agli amici di Match Fishing da un tristissimo

Marcello Corbelli

IL PODIO

IL CAMPIONE ITALIANO USCENTE DANIELE MEOTTI

Aldo Bizzarri, uno degli organizzatori

il concorrente Giuseppe Davini

IL CAMPO GARA CANAL BIANCO A OSTIGLIA

IL PODIO

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