IL PARADISO DELLE SAVETTE
La Savetta (Ghondrostoma soetta, cyprinidae) ha una livrea di colore grigio-verde sul dorso e tendente all’argento sui fianchi il corpo è affusolato e compresso lateralmente, la testa è piccola con la bocca infera come adattamento al tipo di alimentazione bentonica, normalmente questa specie raggiunge la lunghezza di 30 cm, più raramente di 40.
Vive in acque a corrente molto modesta, in presenza di vegetazione e substrato prevalente caratterizzato da ghiaia, sabbia e fango. Si nutre d’invertebrati che cattura sul fondo e di detriti di origine vegetale. Il periodo riproduttivo coincide con la tarda primavera.
Le uova vengono deposte nelle ore notturne. Questo ciprinide nostrano cosi fortemente minacciato, da almeno una quindici anni è considerato in forte diminuzioni in tutto il suo areale.
Per fortuna ci sono realtà in cui la si può trovare ancora in gran quantità, e la varietà della taglia fa ben sperare, uno di questi paradisi è il lago di Polverina, è il primo dei tre bacini artificiali formati dallo sbarramento del fiume Chienti ed è immerso nello splendido scenario del Parco Nazionale dei Monti Sibillini
Normalmente in questo bacino la savetta viene pescata sia a roubasienne sia con canna fissa e raramente all’inglese, questa volta, però tenteremo la sua cattura pescandola a feeder e in particolare a method, una tecnica che se ben proposta risulta vincente e devastante.
Una premessa doverosa bisogna farla, la prima volta che abbiamo affrontato questo lago a feeder, alla ricerca di questo bellissimo e divertentissimo ciprinide, non abbiamo avuto un buon risultato, riuscendo a catturare pochissime savette a discapito delle tante tocche avvertite sul nostro quiver, poi da un consulto molto costruttivo con un conoscitore di questa tecnica, ma soprattutto frequentatore di questo lago Francesco di Veronica, abbiamo intuito che la scelta di un cage feeder con montature running rig non era la più azzeccata, e le tocche avvertite non erano abboccate ma musate del pesce direttamente sul pasturatore.
Stavolta utilizzeremo un Elasticaded Banjo feeder nella misura di 10 grammi, zavorre superiori a causa del fondo melmoso sarebbero improponibili, finale di 10 cm dello 0,18 (trattandosi di un finale cortissimo sconsiglio vivamente di scendere sotto questo diametro) e amo nella misura del 14 della serie 957 Colmic oppure 12038 della Gamaktsu, e comunque sono da preferire ami con un’ampia curvatura, basta osservare l’apparato boccale della savetta per intuirne il motivo…
Come pastura useremo la Dynamic Feeder di V.D.E. cui aggiungeremo della farina di pesce (aringa) e pellet da 2 mm sempre al fish, con cui riempiremo il nostro banjo, utilizzando come esca sia bigattini sia vermi
E’ fondamentale prima di iniziare l’azione di pesca vera e propria pasturare preventivamente la linea di pesca prescelta, che nel nostro caso sarà quella tra i 15-20 metri, dove abitualmente il pesce trova il cibo, essendo la ruobasienne e le fisse le tecniche più usate in questo bacino.
Altro accorgimento importantissimo trovandosi di fronte un fondale che degrada, pescare sempre alla stessa distanza, e per fare ciò clipperemo la lenza sul mulinello, bloccando il lancio con canna alta, in modo da avere 4-5 metri di filo da raccogliere dopo la clip, che ci torneranno utili in caso di pesci di una certa mole. Naturalmente per verificare la validità del method, abbiamo preparato anche una canna con cage feeder..
E’ il momento più atteso, finalmente siamo in pesca e potremmo verificare se la parte teorica finora esposta si tramuti poi in catture.
Le prime tocche sono sulla canna montata con il cage, ma dai tremolii si capisce che sono musate sulla pastura contenuta nel feeder, il tutto confermato recuperando la lenza e potendo osservare che i bigattini sull’amo sono integri, ma finalmente un piccolo movimento sulla canna con il banjo seguito da un secco inarcamento del quiver, ci siamo finalmente dall’altra parte della lenza si avvertono le testate poderose e continue, è sicuramente una savetta, un pesce combattivo come pochi, che fino a quando non è nel guadino, con continue fughe e testate cerca di slamarsi, infatti, ci riesce anche stavolta, poco male, l’abbiamo comunque allamata e questo vuol dire che la nostra tecnica funziona, infatti, il tempo di rifornire il pasturatore e rimettersi in pesca e abbiamo di nuovo un pesce in canna, che stavolta però riusciamo a guadinare, finalmente una bellissima savetta
Che viene subito rilasciata dope le foto di rito, cosa raccomandata, soprattutto in estate dove la permanenza in nassa è assolutamente sconsigliata…
Le tocche e le catture si sono succedute in maniera incessante, alla fine della pescata la conta è di 34 savette, e un numero esagerato di pesce slamato, che meritano una riflessione.
Sicuramente la savetta è un pesce che si presta alla slamatura, sia per il suo apparato boccale che per la loro combattività, ma forse un elastico leggermente più sottile o forse un banjo inline avrebbe ridotto il numero delle slamature, ma sarà materia di verifica alla prossima uscita in questo splendido lago.
La validità della tecnica mi viene confermata anche dal bravissimo garista di pesca al colpo Federico Cirillo del Fishing Club Morrovalle, che mi conferma che in questo periodo a ruba non si riescono a fare cosi tante savette. Ecco ora un collage di foto di alcune savette catturate in questa entusiasmante uscita di pesca…
Per Match Fishing
Giuseppe TRANI