1897… CAVEDANI e BARBI a “CARP – FISHING”
1897
La storia delle evoluzioni tecniche nella pesca con canna e amo, ha generato soluzioni che spesso oggi crediamo ” moderne” se non addirittura all’avanguardia; solo perchè non ne conoscevamo l’esistenza.
In realtà la storia della pesca con la canna per diletto, è databile almeno già da qualche secolo a.C. la facevano gli Egizi, e forse ancora prima i Sumeri, e in ogni caso, la nomina( per similitudini) Omero sia nell’Odissea che nell’Eneide e ci si dedicavano con passione sicuramente Antonio e Cleopatra.
Ovviamente gli scritti arrivatici da quelle epoche sono scarsissimi; mentre sono ben presenti manoscritti almeno in Europa dal 1000 d.C. in poi; tutto questo per dirvi che il Pescatore è da quelle antiche ere che studia come fregare i pesci con canna filo e amo; e che andando per logica risulta molto probabile che tante idee “innovative” non ci appartengano, o comunque che siano magari nate e poi tramontate perse sia per mancanza di scritti che di sufficiente tradizione orale; per venire di nuovo riscoperte in epoche successive e logicamente con conoscenze di materiali diversi.
1897 da un libro francese: Il Trattato della Pesca di Deloche Pierre –
– Dell’autore non ho trovato note, ma solo una cronologia di un certo Pierre Deloche nato nel 1772 a Bozas (Ardechè Rhone Alpes) Francia e ivi morto nel Gennaio del 1852 alla veneranda età di 80 anni, che però è riportato come Professione : Contadino e di lui non c’è nessuna recensione fra gli scrittori, almeno io non ne ho trovate- perciò non c’è certezza che sia lui, anche se è il più papabile.
Comunque sia nella 73esima pagina di quel trattato è descritta questa bella soluzione.
L’ho tradotta con Google traslate
NOQUETE ( “ Noci” )
Abbiamo già dato un certo numero di esche che si attaccano direttamente all’amo e non richiedono alcuna preparazione iniziale; sarà bene che i principianti continuino a seguirle finché non si familiarizzeranno bene con la loro pesca; perché l’esca che andremo a descrivere richiede una grande abilità nella sua fabbricazione e anche una certa conoscenza della pesca per dare i risultati, questo perché si riesca a produrre “ noci” di diverse dimensioni a secondo a che pesce le vogliamo indirizzare, dalla grandezza di un pisello fino a quella di una nocciola, e che abbiano forma cubica.
Le “ noci “ più grosse servono per i grossi Cavedani e i grossi Barbi
Dove le posizionerete?
Ma all’amo!
Vi chiederete come vanno mantenute sull’amo?
Tutte le regole della pesca sono invertite per le “noci”, la soluzione è qui sotto…
Quando la “noce” è grossa incrocia il filo come mostra la figura.
Le fissi sotto l’amo, lasciando lui nudo, non lasciarti sorprendere da questo fenomeno perché i pesci non vi presteranno nessuna attenzione e morderanno e mangeranno a piena bocca il cibo che gli proporrai.
Se seguirete tutte le indicazioni potete essere certi del successo, a meno che quel giorno non abbiate proprio “disgrazia”!
Il loro uso prevede di far scendere sul fondo dell’acqua non solo il piombo, ma anche gran parte del crine di cavallo, più o meno forte a seconda del pesce a cui ci rivolgiamo.
Eccovi un’eccellente formula per la creazione delle “noci”:
Grattugiate finemente 30 Gr. Di pane alla Canapa, che mescolerete con 40 Gr. Di pangrattato alla Segale o Farina, altrimenti non si riuscirà ad affinare bene il pane.
Aggiungete 25Gr. Di Abomaso di Vitello,*(i Fiorentini lo conoscono bene perché è il loro Lampredotto…) e 8-10 Gr. Di Assa Fetida *( che è una pianta della Apiaceae origina dell’Iran chiamata anche Finocchio Fetido o Sterco del Diavolo) e altrettanto di Grasso di maiale.
Schiacciate fortemente queste diverse sostanze, aggiungendo acqua quanto basta per formare un Paté consistente, e sarete così in possesso di un’ottima esca.
Esca che non resta che tagliare a cubetti.
Il principiante non si allarmi se non riuscirà alla prima o alla seconda prova.
* Note del traduttore.
1828
METHOD
Si vi avevo già proposto questa soluzione “antica” ma in questo articolo ho trovato giusto reinserirla per completare l’origine di tutta la “ moderna tecnica di pesca a fondo”
Dalla foto del disegno si vede bene come in Francia e probabilmente per contatto anche in altre nazioni ad esempio nel Regno Piemontese nei primi dell’(00 già si praticasse il “method”: La palla di pastura è confezionata con i bigattini sia all’amo che in pastura, e l’amo è celato dentro la medesima con tanto di tratto di lenza e piombo da fondo; notare come si lasci che le punte dei bigattini fuoriescono, “invitanti”, fuori dalla palla confezionata.
1936
A dire il vero la soluzione dei bigattini che fuoriescono dalla palla di pastura apparve successivamente anche su di una rivista italiana …era l’Agosto del 1936 quando sulla rivista Il Pescatore Dilettante a pag.109 appariva un articolo così intitolato:
La Pesca della Tinca col Pane e le larve di Mosca ( Cagnotti)
Vi riporto il passaggio che ci interessa per questo articolo:
“Preparare il pane lavorandolo, più lungamente e diligentemente, nonché facendogli assumere una maggiore, sebbene relativa, consistenza; farne delle palline di grossezza in relazione all’amo, che dovrà trovarsi al centro con la punta dell’ardiglione affiorante; a questa punta infilare per la pelle, dalla parte grossa, un “cagnotto”, cercando di ferirlo il meno possibile, così che abbia a rimanere vivo e vivace; altri due o tre “cagnottini” introdurli dalla parte grossa , dopo aver fatto un’incisione con l’unghia o il temperino, nella pallina, in modo che la punta rimanga all’esterno. Dopo aver fatto scendere l’amo nel fondo voluto, buttare intorno ad esso almeno altre tre palline di pane picchiettate di “cagnotti.”
A.Z.